Sabato primo ottobre ho partecipato a un bel convegno a Bolzano(volantino) e mentre tornavo in treno ho buttato giù i miei pensieri, complice una lunga pausa a Trento per la rimozione di un ordigno bellico.

 

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È sempre un piacere ricevere le vostre visite sul mio blog, un po’ vecchiotto, statico, non aggiornato da un pezzo… semiabbandonato. Non vado neanche più a vedere in quanti siete a visitarlo (come facevo regolarmente all’inizio, dopo che la brava izn e suo marito mi hanno aiutato con la parte tecnica).

Negli ultimi tempi mi sono un po’ ritirata dal web, preferisco la vita vera, dove il sapere viene ancora nutrito dall’uso dei sensi: ascoltare il timbro delle voci,  avvertire magari un certo sconforto, l’ansia, la rabbia, mai formulate. Annusare il sudore, l’odore di certe malattie, il profumo di un lattante, un odore portato da casa… magari di sigarette. Vedere una smorfia, un sorriso di condivisione, sorgere una domanda sulla fronte. Assaggiare una liquirizia “originale calabrese” offerta in ambulatorio, o il biscotto di un bimbo affamato (educatamente spinto dalla mamma: “Offrine uno anche alla dottoressa!”).

Poi il meraviglioso con-tatto con le mani: il saluto stretto e deciso, troppo-stretto-autoimposto, molle, fugace o sfuggente. Poi durante la visita sul lettino, l’addome più o meno teso, la superficie irregolare della pelle.

Il mio contatto preferito sono i lattanti con quella smania di movimento, ancora tutto da incanalare, programma arcaico del panta rei, lì sotto le mie mani. Col tempo ho imparato a mettere le mani in fondo alla schiena e farli oscillare ritmicamente, oppure ancora fare semplici movimenti oscillatori posando la mano sull’addome. Tutto ciò per vederli ridere (a volte a squarciagola) e rilassarsi, come cullati. Non è altro che la memoria della vita in utero, che certamente non è statica attesa della crescita, bensì moto continuo, oscillazione lieve, acquea, calda e salata. Alle mamme dico sempre che è come portare in giro un acquario tondo col pesce dentro…, è tutto un ballo, tutto un panta rei, appunto.

Ci siete ancora!?… Non avete abbandonato la lettura?

Cosa c’entra tutto questo col convegno di Bolzano dove abbiamo parlato di Vaccini, Alimentazione, Educazione e Stili di vita?

C’entra moltissimo, perché chi ha parlato e chi ha ascoltato ha messo in campo esperienze vere, vissute in prima persona, elaborate su vari livelli.

Il convegno è stato una intensa *esperienza umana*, quelle che non si dimenticano facilmente. Nessuno aveva schemi e risposte preconfezionate, non abbiamo proiettato dati statistici, algoritmi, sentenze d’ufficio.

Chiunque avesse la parola ha espresso la propria esperienza, le proprie perplessità e le proprie domande e ancora domande… Nessuno ha tolto la parola agli intervenuti, non era necessario perché nessuno voleva imporre nulla a nessuno. Un’esperienza del genere si può solo condividere con i nostri sensi umani: vista-udito-tatto-olfatto-gusto-sesto senso, e chi sa quant’altro.

C’è un grande bisogno di incontrare persone che dialogano e scambiano il loro sapere. *Sapere* significa che ho applicato i miei sensi, sperimentato e risperimentato in prima persona. Se la scienza vuole essere e rimanere umana non può e non deve eliminare l’esperienza cumulativa dei sensi umani, l’unico mezzo per comprendere *l’insieme*… che non è la somma delle parti.

Questo concetto ci sfugge, anche perché la scuola e l’università sono luoghi dove si imparano tantissime nozioni, dati, verità trovate da altri che difficilmente sono verificabili dai nostri stessi sensi. La verifica forse non è nemmeno possibile, perché arriva dopo tanti anni di lavoro alla base, con la realtà umana e le sue infinite sfumature, e servono tempo, ascolto, discernimento, accettazione, accompagnamento. Ho gradualmente imparato che i modelli statici e spesso assoluti acquisiti all’università si modulano in infinite varianti. Cosi è la vita vera. Non cammina in modo lineare, ma danza a ritmo variabile.

Già Aristotele diceva: ”il cui intero è qualcosa di più delle parti”. 

 

L’intero è quindi più della semplice somma delle singole parti.

La differenza di questo “più” è determinata dalle *relazioni* che si creano appunto fra le singole parti. E per queste relazioni serve ancora la valutazione ben ponderata di un essere umano esperto. Esperto di vita vissuta. Come la mamma che valuta in un attimo la relazione fra un ginocchio sbucciato del quarto figlio, il pianto del fratello, la bici rotta, il cane che abbaia e la vicina di casa che urla.

Anche un medico (se dotato di tempo per riflettere) mette in relazione la gastrite del suo paziente, la sua alimentazione , il matrimonio in panne, il figlio unico viziato che non studia, il lavoro che non piace più e la frustrazione di non poter più giocare (e scaricarsi) a calcio dopo un incidente in macchina. Poi applica tre concetti umani di base: conoscienza+cuore+azione: cioè prescrive una medicina adatta, dà un consiglio per il cuore, e propone azioni di cambiamento: alimentarsi meglio, cambiare lavoro, prendere in mano la situazione matrimoniale e via immaginando.

Prendiamo un altro esempio: la mela.

Come scienziati conosciamo le singole parti di cui è fatta una mela: acqua, minerali, vitamine, carboidrati, fibre, lipidi, proteine…e nella buccia i composti fenolici (potenti antiossidanti).

Se sommiamo tutti questi ingredienti, la mela non salta fuori. Mancano ancora le conoscenze profonde sulla *relazione* fra le varie componenti. Allo stato attuale le conoscenze sono parziali; ad oggi siamo manipolatori di una cosa che in realtà è ancora tutta un miracolo….come del resto lo è la vita.

Un altro esempio, più complesso:

Tutte le malattie croniche hanno un’incidenza di crescita continua. I dati sono preoccupanti. Le leucemie crescono circa del 3 per cento ogni anno. Secondo il Professor Veronesi l’incidenza delle diagnosi tumorali nell’arco della vita si sta avvicinando a 1 uomo su 2, 1 donna su 3. Ovviamente ogni diagnosi è vista, studiata, esaminata e trattata separatamente.

Cosa potrebbe mai avere a che fare l’asma con un tumore? O il diabete con i vaccini? O l’infarto con l’Alzheimer? A livello lineare non ci sono risposte. Ma nell’insieme che relazione esiste tra tutti questi malati, ovvero, cosa li accumuna?

La risposta che offre la “verità assoluta” non esiste. Ci sono tante risposte attendibili che ovviamente si sviluppano su piani diversi; ve ne elenco alcuni, tanto per farmi intendere (mi diverte cambiare punti di vista)

1 – vivono sulla Terra (una risposta certamente scontata, ma comunque vera)

2 – mangiano il grano 00 almeno tre volte al dì

3 – stanno 5/6 ore davanti alla Tv, Computer e simili

4 – soffrono di “critichite” (rapporto conflittuale e guerresco su tutto)

5 – prendono farmaci sintomatici da decenni

6 – si muovono pochissimo

7 – fanno un lavoro che non gli piace

8 – hanno il cellulare acceso giorno e notte

9 – conoscono la natura solo attraverso televisione e libri scolastici

10 – parlano spesso di cose che non hanno sperimentato

… per farla breve: svolgono una “vita moderna”.

Per comprendere questa “follia normalizzata” dei malati cronici di tutte le età, dobbiamo inserire nelle indagini ancora una volta degli esseri umani che applicano umilmente e abilmente la ricerca sulle relazioni fra le singole parti. Chi cerca le relazioni sviluppa innanzitutto delle *domande*. E chi ha domande non sentenzia verità assolute… chi ha domande non costringe nessuno alla sua verità…..chi ha domande cerca il dialogo.

Guardate ogni tanto la vita con un occhio meno scontato e più articolato.

Quale miracolo è la mela, l’acqua che scorre, la semplice apertura e chiusura di una mano?

Quale miracolo è questa strana umanità e quale mistero è la nascita di un bambino, il trapasso di un anziano che chiude serenamente con la vita terrena!?

Più invecchio, più studio, più domande mi sorgono.

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L’insieme lo possiamo “solo” sentire, non possiamo misurarlo o spiegarlo. Ci manca la tecnica, l’unità di misura. Nessuna statistica e nessun algoritmo può affrontare le relazioni fra le singole parti della vita. Un ingegnere sì, lui può fare dei calcoli, ma poi viene fregato da un’invasione di formiche, da un terremoto, variabili che spostano il terreno sotto un palazzo “perfetto”. Meno male, anche qui la vita ci mostra che non tutto è calcolabile in maniera assoluta.

Per misurare le nostre malattie e le nostre sofferenze servono per fortuna ancora esseri umani che dialogano, e si scambiano il loro sapere.

Ciò che è veramente indispensabile sono i nostri sensi innati e allenati; questo significa anche rimanere a bocca aperta davanti allo schiudersi di una farfalla o alla divisione eterna di un batterio che non muore mai, nemmeno dopo l’antibiotico, perché la vita lo ricicla completamente e lo porta ad altra vita verso un incomprensibile eterno!

Allora chiedo a voi esseri umani: volete una scienza astratta, matematica, che non ha bisogno del cuore e delle sensazioni? Che elimina i casi rari con un taglio del tipo “non studiamo le eccezioni”? Che non ascolta il singolo come farebbe ogni amorevole mamma e papà col figliolo? Volete una scienza che non considera le vostre osservazioni soggettive? Che sfugge al dialogo? Che usa solo una terminologia bellica? Che non rispetta i cicli naturali della terra? Volete questo?

Penso proprio di no!

La questione personale, soggettiva, unica ha un valore complementare all’oggettività se le due variabili comunicano, dialogano, se vengono ponderate, se si guardano in faccia a cuore aperto.

L’ attuale voluta *polarizzazione* (o sei o sei no, amico o nemico, self o non self) è la morte dell’essere umano libero di sperimentare se stesso al di là del risultato; anche il bene e il male sono due mostri polari che non esistono nella realtà, come il sano (assenza di esami alterati) e il malato (esami alterati) moderni stanno castrando il nostro sentire.

Lo ribadisco: la scienza insegna (per motivo didattico) “modelli”, idealizzazioni semplificate, che nella realtà non esistono. L’evoluzione, e quindi la realtà quotidiana, è la continua modulazione dei modelli, è una mega metamorfosi, è un ballo a ritmo variato.

Tutto questo pathos (che può anche non piacere e pazienza!) per sottolineare una volta per tutte, che la medicina umana più della somma delle sue ricerche e delle sue statistiche è un fattore umano e come tale va vitalizzata da esseri umani che vivono e condividono mediante il dialogo le loro diversificate esperienze. O pensate che a un chirurgo che smonta dal turno dopo 10 ore di sala operatoria, non farebbe bene farsi fare un trattamento shiatsu gratuito prima di tornare dalla sua famiglia, e bersi anche un bel centrifugato con carota, mela, limone e zenzero, o uno smoothy al bar, fra un intervento e l’altro?

La medicina è una e questo insieme non dovrà mai essere standard.

 

Chiudo. Se siete arrivati fin qui non ho che da ringraziarvi. Se eravate presenti al convegno leggerò volentieri le vostre riflessioni. Ringrazio specialmente il Dr. Miedico, vecchio lupo della medicina (straricco di esperienze autentiche) che ho potuto finalmente conoscere dal vivo, il quale ha sostituito il Dr. Serravalle che è stato impossibilitato ad essere presente.

Un grazie di cuore anche a tutti gli altri presenti, sia sopra il palco che in platea, e ai bambini che hanno fatto da simpatica cornice con la loro irresistibile voglia di correre. Abbiamo vissuto un insieme, che è appunto più della somma delle singole parti. Ehm, mi ripeto, come certi anziani o certi insegnanti!

p.s.: dimenticavo: Gesunder Menschenverstand” significa “sana comprensione umana“, sostituibile con l’espressione più comune del “buon senso”. Mi piace però più la versione in tedesco perché evidenzia tre potenti radici del concetto: sano, uomo, comprendere. Piuttosto di sbraitare sullo scientifico/non scientifico/evidence based medicine/bla bla bla facciamo l’esperimento del chirurgo, del trattamento shiatzu e dello smoothy.

 

Viviamo in un’epoca pericolosa. L’essere umano ha imparato a dominare la natura molto prima di aver imparato a dominare se stesso.   (Albert Schweitzer)

L’uomo è un sole, i sensi sono i suoi pianeti.   (Novalis)

 

A voi gentili lettori la parola…

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*L’ immagine del viso femminile è un autoritratto di Paola Modersohn-Becker

 

AGGIORNAMENTO (ottobre 2016)

Guardate per favore questa meraviglia di ricerca scientifica di Suzanne Simard sulla comunicazione nei boschi. Un bellissimo esempio di simbiosi ovvero dell’ *insieme*.

QUI invece un’ulteriore approfondimento sugli *alberi madre*