Fuori è troppo caldo… stavolta non vi voglio affaticare con un post lungo. Ma stuzzicarvi invece nel cervello e nel cuore, sì!
Vi piacciono i Dizionari!? Roba da scuole medie, mi direte :-) A me fin da bambina piacevano moltissimo; oggi amo soprattutto quelli di etimologia; il mio preferito è l’Ottorino Pianiggiani (che esiste anche online in una bellissima versione vintage). Ho anche una spietata passione per i sinonimi e i contrari; servono ad allargare il proprio orizzonte linguistico, e non solo, come vedrete.
Alcuni giorni fa ho fatto un gioco che ripeto ogni tanto. Cerco, in un sito o nell’altro, quasi sempre le stesse parole:
1) uomo
2) donna
Facile con internet: basta un click! Questa volta l’ho provato con il Dizionario Treccani online, e devo dire che il risultato mi ha sconvolto non poco, visto che si tratta dell’Enciclopedia italiana più importante. Valutate voi stessi: bastano due click.
Mi sono poi chiesta chi sono gli autori di questi due testi. Quando hanno redatto questo elenco di “sinonimi” hanno immaginato le loro donne, figlie, madri, zie, sorelle, compagne di scuola e di lavoro, la fruttivendola, la postina, le dottoresse negli ospedali… l’elenco completo potrebbe fare il giro della terra, lo lascio immaginare a chi legge.
Per ora non voglio fare altri commenti, ma mi piacerebbe moltissimo sentire le vostre considerazioni. Magari ne esce una discussione fruttuosa.
donna: http://www.treccani.it/vocabolario/donna_(Sinonimi-e-Contrari)/
uomo: http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/uomo/Sinonimi-e-Contrari/
“Cerco di osservare ciò che ho sempre sotto gli occhi: il giardino di casa, la strada. E tutto mi sorprende”.
Johann Wolfgang von Goethe
“Le forze eruttate dalla psiche collettiva portano confusione e cecità mentale”.
C.G. Jung
“Tutto ciò che degli altri ci irrita può portare alla comprensione di noi stessi”
C.G. Jung
Per chi non avesse ancora visto il filmato integrale (dura ca 24 minuti) di Lorella Zanardo “Il corpo delle donne”: obbligatorio a mio avviso per tutti.
Aggiornamento:
16 Luglio 2014
Carissimi lettori, carissime lettrici,
come anche proposto in diversi vostri commenti ho fatto una comunicazione alla redazione della Treccani.
Per chi avesse interesse riporto qui per intero lo scambio di mail.
La lettura (lunghetta) a mio avviso merita.
Ringrazio anche in questa sede la Redazione Treccani per la veloce ed estesa presa di posizione.
mail alla redazione della Treccani del 8 Luglio:
Gentilissimi Signori e Signore,
buongiorno.
Sono affezionata lettrice di enciclopedie e dizionari.
Per caso mi sono imbattuta nella vostra voce “sinonimi” nella Barra Principale del vostro sito, indagando sulla parola “donna”. Non potevo credere ai miei occhi; leggo e rileggo i sinonimi, che al 90% sono varianti del termine “prostituta”. http://www.treccani.it/vocabolario/donna_(Sinonimi-e-Contrari)/
Per confrontare, ho quindi cliccato alla stessa voce il termine “uomo”… ma che differenza di trattamento! http://www.treccani.it/vocabolario/uomo_(Sinonimi-e-Contrari)/
Francamente mi ha disturbato non poco… così ho scritto un piccolo post sul mio blog e ho chiesto ai miei lettori di commentare insieme questa scoperta.
Con la presente sono a chiedervi di provvedere a modificare questo elenco inadeguato ed indecente appena possibile; anche perché contrasta assai con il resto della bella impostazione moderna del sito della Treccani.
Se gradito, prendete nota del mio “piccolo sondaggio sul web”: i commenti sono a mio avviso molto interessanti nonché istruttivi e costruttivi.
Sono medico, ho 57 anni, nata in Germania, vivo da oltre 35 anni nel Belpaese.
In attesa di vostro gentile riscontro.
Cordialmente,
Sabine Eck
risposta della Treccani, 10 luglio
Gentile Sabine Eck,
a nostro parere va fatta una premessa alla valutazione delle voci donna e uomo nel Vocabolario Treccani – Sinonimi e contrari.
Ogni opera dell’ingegno umano – dunque anche un dizionario o un’enciclopedia – esprime, volontariamente ma anche involontariamente, una visione della realtà. Là dove c’è parola (e definizione di parola), c’è un’interpretazione del mondo. Basti un esempio limite: nelDizionario scolastico della lingua italiana di G. M. Gatti, pubblicato a Torino dalla editrice SEI nel 1938, “XVI anno dell’era fascista”, così viene definito fascismo: «s. m.movimento politico italiano creato da Benito Mussolini e diventato, per il genio del Capo, il sangue degli Eroi, la fede degli Italiani, organizzatore della Nazione e dottrina universale dell’ordine e dell’autorità dello Stato».
La visione della realtà può essere totalitaria e totalizzante, come nel caso del Dizionario scolastico succitato, che intende rendere ragione di un’ideologia di Stato; in tempi e cultura di democrazia, invece, il dizionario potrà risentire dell’orientamento ideale, politico, culturale di chi lo dirige, di chi lo scrive e di chi lo pubblica, nel senso che potrà essere più o meno aperto all’accoglimento di parole nuove o dei forestierismi; più deciso nel tagliare i rami della tradizione, eliminando dunque le parole antiquate o disusate; più attento e sensibile nel rivedere e soprattutto aggiornare l’apparato fraseologico di esemplificazione di ogni singola accezione di un vocabolo, proprio perché in questa zona dell’articolo lessicografico, di solito – più ancora che nelle definizioni –, si annida l’ideologia o la visione della realtà di chi compone l’opera, una visione che talvolta può pesare come un cristallizzato sedimento del senso comune, il quale è di per sé conservatore.
Nel Dizionario scolastico succitato, s. v. donna, sin dall’inizio e senza necessità di commento, gli esempi configurano un’immagine della donna esclusivamente come essere casalingo e di modeste mire intellettuali: «la Maria è una buona d. da casa (brava massaia); d. di servizio (domestica); d. di cucina; son lavori da d. (che devon esser fatti dalle donne); son pettegolezzi da d. (fatti da donne)».
Ora si confronti quanto appena letto con la voce donna del Vocabolario Treccani.it. Qui, per ragioni di spazio si cita soltanto una piccola parte dell’accezione 1a: «[…] Si contrappone a uomo in espressioni come: voce di donna; scarpe, abiti, borse, orologi da donna (nelle quali si alterna, spesso con da signora o con l’agg. femminile); il carattere, la sensibilità, l’intuito della d., ecc., dove il sing. donna ha in genere valore collettivo, ch’è ancora più marcato quando donna viene assunto a rappresentare l’intera componente femminile della società: i diritti della d.; l’emancipazione della d.; i movimenti per la liberazione della donna».
Come si vede, acqua sotto i ponti ne è passata. La lingua è cambiata, nel senso che nel suo uso espressioni come quelle che chiudono la citazione segnano tempi e condizioni diverse dal passato. La lingua cambia perché cambia la società. Ciò detto, va sottolineato che l’impulso a una valutazione aggiornata della lingua, in quanto organismo in movimento e sismografo di mutamenti captati dalla società, può trovare conforto anche nella formazione culturale e civile dell’équipe lessicografica e di chi la dirige. In tal senso, la verifica e la cura delle definizioni e delle fraseologie nella III edizione cartacea delVocabolario Treccani (riversata poi on line e da quel momento continuamente implementata) può aver ricevuto uno stimolo più acuto anche dal fatto che a dirigere tale edizione è stata una donna, una lessicografa di vaglia e di nome come la professoressa Valeria Della Valle.
Questo però non significa che chi dirige e compila un dizionario di lingua non debba fare i conti con ciò che è stabile e durativo nell’uso reale della lingua. Anzi: deve farlo. Ciò che il lessicografo non può invece fare è di intervenire nella realtà della lingua espungendo gli elementi (le parole, le locuzioni) esistenti che dispiacciono in quanto espressioni di unarealtà (modi di pensare, comportamenti, azioni) criticabili, negative, tristi. L’accezione e di donna si apre in questo modo: «e. Con accezioni partic.: d. di mondo, che frequenta ambienti mondani e ne conosce gli usi, gli aspetti e i difetti, in passato, cortigiana; d.pubblica, d. di strada o di giro o di marciapiede, d. di malaffare, d. di mala vita, prostituta; ha spesso lo stesso sign. anche buona d., spec. nella espressione offensiva figlio di buona d.».
Una cosa sono le parole, una cosa sono i referenti reali che stanno dietro alle parole. Un dizionario della lingua si occupa di registrare tutto ciò che più comunemente è espresso dalla lingua realmente in uso (oggi e, in misura variabile, anche ieri). Si occupa di registrare le parole e di definire ciò che le parole significano quando vengono usate da parlanti e scriventi. Dunque, l’ideologia di un’opera sarà espressa dalle scelte cui è stata improntata l’opera stessa, ma i modi per coglierla non saranno così facilmente visibili (a parte il caso del Dizionario scolastico scritto sotto un regime fascista), perché progressisti o reazionari, nazionalisti o internazionalisti, credenti o atei, femministi o maschilisti, i responsabili e le responsabili, i compilatori e le compilatrici di dizionari scelgono di sottostare al vincolo deontologico di registrare gli usi reali e vigenti delle parole che circolano nelle comunicazioni tra persone. Anche quando le parole dispiacciano, in quanto dispiace la realtà che le muove. In questo senso, un’occhiata al Grande dizionario dei sinonimi e dei contrari della Utet, alla voce donna, permetterà di vedere quanto di comune, nella sinonimia, v’è tra l’opera della Treccani e quella della Utet.
In particolare, andrà sottolineato con forza che nei Sinonimi e contrari l’impressionante filatessa di attributi negativi relativi a donna ‘prostituta’ (per semplificare) non dipende certamente da un presunto giudizio sulla realtà della donna, ma dal fatto che le espressioni messe a sottolemma («buona donna, donna da marciapiede (o di malaffare o di stradao di vita o, eufem., di facili costumi) →») rimandano, nel repertorio sinonimico della lingua italiana (e non nella fantasia dei lessicografi) a tutti quei sinonimi poi puntualmente elencati. Il dizionario non fa che metterli a disposizione come documenti di un uso effettivo della lingua. A partire da questa documentazione, poi, è possibile, legittima e giusta ogni discussione “extra-dizionaristica” su quanto, come e perché parlanti e scriventi oggi abbiano a disposizione e, ahimé, spesso, adoperino, a sproposito e in modo offensivo e lesivo della dignità di ogni donna, i termini suddetti.
Egualmente importante è constatare come un dizionario non possa ancora rispondere affermativamente, oggi, al quesito se inserire espressioni “positive” come donna d’affari,donna di Stato e simili, in quanto queste locuzioni non trovano (ancora) riscontro in un uso effettivo e consolidato di espressioni del genere. Espressioni che pure avrebbero tutta la possibilità di essere adoperate, visto il peso sempre maggiore della donna nella società e la sempre più frequente presenza femminile ai vertici delle istituzioni, delle aziende, ecc. Chi non adopera queste e altre espressioni con riferimento alle donne e perché? Politica,media, ma anche società, cioè noi o, almeno, la gran parte di noi.
La Treccani, anche attraverso il suo Portale, non manca di intervenire, sempre con taglio scientifico, mai scevro però dall’innesco del dibattito civile e culturale, su temi come la lingua italiana e il genere femminile o il sessismo nella lingua (si veda questo Speciale). In quest’altro, recente, articolo, si parla dei nomi di mestiere in relazione al genere e al sesso femminile. Il dibattito sulla lingua è parte del DNA della Treccani. Sollecitazioni come la sua (e dei sottoscrittori di post nel suo blog), gentile Sabine Eck, non possono che fare bene, anche quando, attraverso opportune precisazioni, portino a un dialogo critico e costruttivo, all’interno del quale è stimolante stare e al quale evidentemente non solo non ci sottraiamo, ma intendiamo partecipale in prima fila, consapevoli che lo scambio rispettoso di idee anche diverse è un bene prezioso, in un’epoca segnata dal corrivo ricorso a urla, schiamazzi e pregiudiziali dimostrazioni di disconoscimento della dignità dell’interlocutore (e capita troppo spesso che il cattivo esempio venga dall’alto).
La ringraziamo per la sua gentile attenzione e le inviamo i nostri più cordiali saluti.
Segreteria Redazione Treccani Online
mail da parte mia, dell’11 Luglio:
Gentile Redazione,
la mia intenzione certamente non era quella di tirare le orecchie alla Treccani… (o forse… un pochino sì) e me lo si perdoni; ma lo faccio in quanto appassionata studiosa del ‘principio femminile’ e delle sue infinite virtù, pur conosciute e applicate nel quotidiano italiano (mamma, mammona, fata, santa, crocerossina, maga, saggia, benefattrice, infermiera -eufem.-, donna tuttofare, serva, insegnante, segretaria della famiglia, nonché tassista, per nominare solo alcuni dei numerosi termini attualissimi e usatissimi nel lessico femminile: basta ascoltarli al bar…).
Sarà perché sono nata nel profondo Nord Europa e perché ho del sangue celtico nelle vene, ma qualcosa non va in questo elenco monocromatico… a mio avviso nemmeno più tanto attuale e quindi non più rappresentativo: ovvero, si dovrebbe aggiornare almeno dall’altra parte (quella maschile) e mettere parole come puttaniere, donnaiolo, libertino, dongiovanni, latin lover, magnaccia, e altre figure complementari alle ben presenti Signore Prostitute nel quotidiano.
La medaglia ha sempre due facce, e la prostituta ha almeno un cliente al dì, anche perché altrimenti non mangia…
Senza voler insistere più di tanto, sarebbe veramente bello vedere l’elenco “donna” ampliato di termini comunemente usati ben più propositivi e/o più simpatici, altrimenti si rischia che quando uno straniero consulta la “voce sinonimi”, pensi che gran parte degli italiani considerino una “prostituta” ogni essere femminile che incrociano: e voglio ben sperare che non sia più così.
Ma in tutta verità credo che qualunque aggiustamento si apporti di qua e di là ad entrambi i termini ‘uomo e donna’ sia comunque insufficiente…
Essendo l’uomo e la donna, insieme, le due colonne portanti di una società moderna (ora in vorace e compulsivo movimento e mutamento) si potrebbe trovare una strada integrativa e innovativa: istituire, per esempio, un convegno perenne (in parte on line, in parte classico, avvalendosi periodicamente delle aule dell’Università) dove avvengono incontri di scambio fra neo-laureati e veterani esperti, scrittori e scrittrici, tutti rigorosamente appassionati della vostra meravigliosa lingua italiana, che si muove da secoli in quel grandioso arco che si articola “dalle stalle alle stelle e viceversa”; lavorando magari proprio su questi due termini archetipici, uomo e donna, perché proprio loro sono gli indiscussi “giardinieri permanenti di ogni lingua”.
Sarebbe come una dotta nonché rustica “pasta madre”, che cresce con generosità per essere poi condivisa e assimilata da tutti. Così l’Italia potrebbe far vedere ancora una volta, che quando ci si mette, è la migliore.
Le mie parole sono dirette e scaltre, ma questo è il mio stile: nel mio lavoro quotidiano, infatti, sono abituata ad andare al sodo (mi sono diplomata al liceo scientifico/linguistico -lingue moderne-)… in tal senso sono in sintonia con Ludwig Wittgenstein quando afferma: “Qualunque cosa, che può essere detta, può essere detta in modo chiaro”
Amo l’Italia, questo strano Paese, amo la sua incredibile storia e le sue storie, la sua cultura, le sue arti; ma quando all’estero mi chiedono di descrivere il Belpaese, non mi resta che dire (anche per tagliare corto) che “L’Italia è una sorta di ombelico del mondo, dove vi si trova il meglio e il peggio”.
La grande casa di Dante, spesso e forse ancora, è per habitué nel Purgatorio:
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello! ”
Dante è davvero un mito evergreen.
Saluto cordialmente e con simpatia la Redazione Treccani Online e ringrazio pure per le interessanti voci linkate sul tema Gender, che volentieri pubblico sul mio blog,
Sabine Eck
P.S.: chiedo, infine, il vostro permesso a pubblicare la vostra tempestiva e articolata risposta alla mia segnalazione sul mio blog, per poter dare la possibilità ai miei lettori di condividere questo scambio culturale nonché etico. Fatemi sapere, per favore, grazie.
risposta della Treccani, 14 luglio:
Gentile Signora Eck,
la ringraziamo per il suo riscontro e la autorizziamo alla pubblicazione della risposta sul suo blog.
Distinti saluti
Segreteria Redazione Treccani Online
Mamma mia!!! E anche Padre mio!!!
Ma cos’è ‘sta roba???
Allucinante!!!
Incredibile.
Non ho parole.
Giorgio
Vero, che tristezza questi termini, anche essi rispecchiano esattamente la nostra cultura… maschilista! Grazie anche per la segnalazione del documentario.
Divertente, ma il problema mi pare sia più che altro linguistico (problema certo non da poco per un dizionario!): nel primo caso, la voce si riferisce asessualmente a tutte gli appartenenti alla razza umana, senza distinzione di sesso, nel secondo caso solo alle donne. In realtà alla seconda voce andrebbe contrapposta probabilmente quella di maschio. Rimane, certo, uno spazio francamente eccessivo dedicato alle prostitute, sembra un effetto “novella 2000” che vira la trattazione sul pruriginoso che non dovrebbe avere cittadinanza in un testo che vuol essere di riferimento.
Ho visto il video, che non conoscevo, la Zanardo è bravissima e ha saputo rendere e articolare in modo magistrale la devastazione sotto ai nostri occhi ma ignorata dai più. La televisione ha distrutto il volto delle donne, che vergogna.
Uomo – Donna, prescindendo dallo stupore della definizione sul maschile, prescindendo dalle innumerevoli definizioni di “lavori” da donna che hanno lo stesso significato e sono veramente tantissimi..(.incredibile lo spazio che viene dato),CREDO che sia necessario spostare l’attenzione sul fatto che comunque la “donna” ha una parola tutta sua che forse nella sua complessità è difficile inserire in un dizionario, invece l’uomo ha dentro si sè volente o nolente nella definizione di essere vivente anche la DONNA! Questa per me è la sostanza.
Giorgio, grazie per aver risposto per primo; ho avuto una reazione molto simile quando l’ho scoperto.
Si Rossella, questo è un documento arretrato, triste,… e vorrei sperare in modulazione!
Tiziano, “divertente”?… forse meglio dire “si ride per non piangere”
e a mio avviso non è sufficiente metterlo sul piano linguistico
nella “versione Uomo” distingue chiaramente la voce riferita alla razza umana e poi di seguito (punti 2,3 e 5) all’ uomo/essere maschile (mentre 1a,1b,1c e 1d si riferiscono all’ Homo Sapiens, le sue capacità intellettive, diritti etc)
Il lungo elenco alla voce “espressioni” è chiaramente riferito a esistenze(mestieri) maschili (altrimenti si poteva scrivere per esempio “uomo/donna di lettere”, “uomo/donna immagine” etc)… poi è chiaro che nel parlare quotidiano nessuno dice donna insegnante… ma maestra o professoressa…
Ma per l’amore della complementarietà (!) si voleva una soluzione più equilibrata… sicuramente mi sarei aspettata un’ elenco altrettanto lungo per le donne, mancano espressioni come dea, dragone di casa, donnone, la zdaura romagnola(che amo tanto!)… oppure la Xanthippe, figlia di eva, lady, madame. la bella della casa, l’altra metà… (sono voci trovati invece nel “DUDEN tedesco”, il dizionario della mia infanzia… )
L’unico parallelismo è l’uomo ragno e la donna ragno. (mahh!)
Manca per esempio la voce “moglie” nella parte della donna… mentre dall’altra parte troviamo il “marito”!
Al di là della lunghissima (forse italianissima) lista dei sinonimi della “donna da marciapiede”…. quello che colpisce è che nella voce “mest.,/fam”(mestiere/famiglia) abbiamo la donna delle faccende domestiche,colf e sinonimi…. e la padrona, signora. poi STOP… e null’altro!?
Insomma: non ci siamo…, non passa a mio avviso – con tutto il rispetto per chi ha compilato queste due voci così dispari!
Quando ho letto la prima volta mi sono messa nei panni di un bambino delle Scuole Medie che deve fare una ricerca sui sinonimi e contrari dell’ uomo/maschio e della donna/femmina. sic!
Il video-denuncia della Zanardo l’ho visto anni fà a Spilamberto… basta invitarla, lei viene anche nelle scuole… e poi fa seguire sempre una bellissima discussione utile per tutti :-)
Francesca è vero, il lessico dell’uomo è molto diverso da quello delle donne.
Sto leggendo in questo periodo un libro molto bello sulla storia dell’ umanità… l’intera storia umana vista da un’ottica decisamente femminile;… e conferma quanto ci hai fatto notare… la differenza è sconcertante.
Titolo: “Chi ha cucinato l’ultima cena” di Rosalind Miles… da leggere assolutissimamente! :-)
Sì certo, quello che trovo divertente è che un testo che vuol esser di prestigio e riferimento come la Treccani abbia prodotto due voci così, che nemmeno ai tempi del fascismo avrebbero probabilmente esser concepite con una formulazione del genere.
Ma avendo lavorato nell’editoria anche scientifica non mi stupisco, penso al compilatore della voce donna e al coordinatore del gruppo di voci che avrebbe dovuto vagliarla e non l’ha fatto o magari l’ha letta e pure trovata divertente.
Quando Gobetti disse che il fascismo era l’autobiografia della nazione, ovviamente italiana, disse una grande verità contro cui ancora oggi ogni tanto ci capita di avere a che fare.
Però onestamente di queste due voci impolverate che probabilmente siamo andati a vedere noi oggi solo per esercizio, mentre quasi nessun altro le consulta o se lo fa se ne fa condizionare, mi interessa relativamente, mentre quello che succede in televisione (strumento che non uso da anni, ma siamo in pochi) è davvero dilagante e pregiudizievole specialmente per i più giovani… Il documentario della Zanardo è bellissimo e ci voleva davvero, no alle donne di plastica, senza espressione, senza volto, inaccoglienti, si alle donne vere, che sono quanto di più prezioso e lo dico senza falsa adulazione.
si, … forse è successo proprio cosi; ma non è una tesi di laurea che finisce nello scaffale (corretta bene o male)… quindi mi pare giusto aggiustare questa pagina dimenticata… o magari pure lasciarla come “testimone negativo”.
Il film della Zanardo è una statua vivente al coraggio e le capacità della Italia che vale. Sono pienamente d’accordo!
Pure io non guardo la TV da anni… mi sono allungata la vita…e colleziono storie e bellezze umane.
Grazie del contributo Tiziano.
beh mi pare che Treccani faccia bella (si fa per dire) mostra di una sequela davvero impressionante di stereotipi non proprio edificanti applicati al genere femminile.
E’ altrettanto impressionante che non esista un contrappeso di stereotipi edificanti. Diciamo che Treccani sposa, non si sa se per altissimi e nobilissimi motivi “linguistici” o per una sorta di “dimenticanza” patologica, la coppia di polarità-stereotipate della donna-puttana e dell’uomo-cacciatore.
Se abbracciassimo la prima ipotesi si potrebbe pensare che nel dizionario abbiano diritto di cittadinanza solo le definizioni del “femminile” maggiormente in uso ma in questo caso in dizionario dovrebbe rivedere la propria natura. Cioè smettere i panni del dizionario e vestire quelli di una sorta di compendio statistico che riporta solo gli slang (che guarda caso sono tutti offensivi) maggiormente in uso. Oppure se consideriamo possibile la seconda ipotesi cioè quella della dimenticanza patologica allora ci avventuriamo nel campo astratto e un po’ folle della immaginazione pura che, come affermava Cartesio, da sola è la pazza di casa.
Ma siccome ritengo che la follia vada in parte sostenuta, elogiata ed applicata, abbandoniamoci fiduciosi ad essa e alla sua capacità disvelatrice.
Si potrebbe pensare che i compilatori esimi della Treccani siano tutti misogeni, oppure siano stati picchiati selvaggiamente dalle mogli e abbiano fatto ricerche puntualissime e circostanziatissime per scovare tutti gli epiteti che hanno inviato mentalmente (non avendo il coraggio di pronunziarli a voce) alle loro donne-virago-amanti-mogli-carnefici, poi completando la loro personale crociata antifemminile di sapore vendicativo estendendo all’interno genere femminile queste meravigliose etichette (poichè si sa scripta manent e verba volant) e più scritto di così si muore. Ah ma badate bene queste sono solo pazze idee in libertà ed ognuno/a di voi troverebbe, ne sono più che sicura, una serie infinta di altre ipotesi per dare un senso a ciò che si legge nel dizionario di cui sopra. Forse.
Volendo, si potrebbero anche mandare due righe via pec alla sede della casa editrice Treccani con le nostre rimostranze e vedere cosa rispondono… Magari è la volta che qualcuno si prende la briga di chieder conto ai compilatori delle voci ;-)
Grazie Francesca.g per le tue simpatiche considerazioni; pronte per essere citate su un palco teatrale…e che metti giustamente in “forse”.
Le ipotesi sono infatti parecchie: dimenticanza – distrazione – incompetenza – copia/incolla – burla – test psico-sociologico per vedere cosa succede…. oppure una felice miscela di tutto ciò.
Fatto sta che evidentemente se ne sono accorti in pochi… oppure come succede spesso nel bel paese nessuno si prende la briga di avvisare; pensando magari che qualcuno lo farà oppure semplicemente perchè si ha fretta e altre mille cose a cui pensare. Forse questo è la cosa più grave. Siamo tutti talmente sommersi di cose, problemi,impegni… con i tempi perennemente stretti o perfino convulsi… che ci si passa sopra come in tante altre situazioni quotidiane!
I nostri tempi sono malati del “troppo”.
Recentemente ho letto quest frase di Luciano De Crescenzo: “Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla”.
Meglio non si può dire :-))
Si Tiziano; questa era esattamente la mia intenzione… ma solo dopo aver raccolto qualche commento vostro per dare un panorama dei “feed-back”.
Una sorta di *indagine psico-socio-antropo-logica-casalinga* ;-)
In questa notte carente di sonno e ricca di riflessioni ho ripensato più volte al post di Sabine. Nella mente mi risuonavano alcune parole in modo ricorrente.
Sminuire, sottovalutare, ridimensionare. L’atteggiamento verso le donne mi sembra che sia stato e continui ad essere questo. Svalutare il valore delle donne è un gioco troppo spesso portato avanti da una società che trova comodo usare questo meccanismo per soggiogare ancora la donna. In maniera più sottile (purtroppo non sempre) ma comunque con quella forza maschile che si trasforma in arroganza. Penso alle case di molte famiglie dove il lavoro per le donne è tanto, per la cura della casa e dei bambini, senza riconoscimento, senza gratitudine e minimizzando questo ruolo importantissimo che sedimenta le famiglie e le società. Penso al lavoro, dove oggi più che mai le donne faticano sempre più degli uomini a farsi apprezzare anche a parità di competenze e capacità, dove è stato studiato e confermato da studi accademici che le donne con figli, per esempio, sebbene più stanche e stressate, hanno maggiori competenze trasversali utili a molti ruoli manageriali. Penso alla magia del periodo della gravidanza e dell’allattamento, quando la donna diventa una sorta di dea potente, ma troppo spesso è vista come un problema; nel mondo del lavoro è percepita come una zavorra, un peso, un’assenza, una difficoltà organizzativa; nel mondo della medicina convenzionale, che spesso tratta le donne in gravidanza come malate e il parto come la peggiore delle malattie. I padri faticano a vedere la sacralità di questo evento, la magia, l’importanza di quei mesi così fecondi. la donna che accoglie, che crea, che trasforma.
Se la donna, dai dizionari in poi, venisse apprezzata per il suo valore, per il suo essere diversa dall’uomo, invece di spingerla giù con testa o di fare delle donne più ambiziose delle pessime copie dei peggiori degli uomini, allora ci sarebbe più armonia, perché la donna ha bisogno ancora di credere in se stessa, di consolidare le proprie radici per spiccare il volo. E se penso che mia figlia un giorno potrebbe leggere le parole della Treccani o qualcosa di simile, allora non mi stupisco della fragilità e dell’insicurezza che sento in me e vedo in tante donne nonostante vivano vite di quotidiana eroicità.
Le parole si sedimentano nel nostro pensiero e nelle nostre azioni.
Grazie Sabine per questa segnalazione che ha dato spunto a tanti confronti e che mi ha accompagnato nelle mie personali elucubrazioni per cercare di trovare un equilibrio tra queste risorse interne personali e ancestrali e le derive esterne che producono un effetto destrutturante non sempre sostenibile.
Grazie perché quando ci fermiamo a riflettere e condividiamo queste cose secondo me abbiamo già fatto un altro passo avanti.
Una mia amica (impegnatissima per migliorare il mondo qui in provincia…) mi ha girato il link di questa bellissima canzone incisiva; ci aiuta a riflettere…
Guardate e ascoltate!
Grazie Emanuela :-))
https://www.youtube.com/watch?v=oVB2qna7g34
Andie, grazie per queste riflessioni… penso molto utili per chi legge.
Fermarsi-riflettere-condividere; è vero; da li si parte… ogni giorno :-)
Un altro video, un’altra riflessione sul potere delle parole.
Sulle parole a volte ripetute solo perché “così fan tutti”, senza riflettere. Ma le parole hanno un impatto sulle persone sulle quali arrivano, e spesso neanche ce ne rendiamo conto.
Ho visto il filmato, poi ci ho pensato… anche io, sebbene sia una donna, sebbene sia un tipo abbastanza riflessivo, ho detto “questo è da femminuccia!?” (come tradurrei “like a girl” del video) con tono canzonatorio, e nemmeno in età così giovane. cosa intendevo? sicuramente non era un complimento. poi mi lamento per come si trattano le donne. c’è qualcosa che non torna.
Riprendendo un concetto che ho trovato illuminante de “il corpo delle donne”, siamo noi per prime che ci giudichiamo con i parametri maschili, attraverso gli stereotipi. E allora, impariamo che anche noi stesse possiamo pensare e parlare e fare diversamente, consapevoli del nostro valore perché non possiamo pretendere che gli altri ci apprezzino e ci sostengano se noi per prime non siamo fiere di essere donne.
LIKE A GIRL http://www.youtube.com/watch?v=XjJQBjWYDTs#t=26
Andie, sono perfettamente d’accordo; dobbiamo iniziare da noi stesse. Come dici tu: “siamo noi per prime che ci giudichiamo con i parametri maschili”.
Abbiamo assorbito il “modus pensandi maschile” quasi senza accorgerci, per osmosi culturale; una sorta di alienazione.
Il vero (innato) modus pensandi femminile è invece colorato-curioso-interdisciplinare-interculturale-senza frontiere-elastico… e sempre ed ancora curioso.
Grazie del link… istruttivo, chiaro, intelligente :-))
Oggi è domenica; e mi piace aprire la newsletter di “brain pickings”; il strepitoso blog di Maria Popova. http://www.brainpickings.org/index.php/about/
Una incredibile raccolta di cibo per la mente (ali.menti), il cuore, la vita creativa e curiosa… un’ inno alla bellezza delle capacità umane.
Se ve la cavate con l’inglese frequentate questo meraviglioso luogo. Ogni volta mi incolla per almeno un’ ora… e ne esco sempre arricchita.
A mio avviso le donne (o meglio dire il principio femminile) hanno questa capacità trasversale, interdisciplinare… base indispensabile della genialità.
La seguo da anni via feed (http://blog.solignani.it/2013/09/05/come-puoi-iniziare-ad-usare-i-feed-rss-o-atom/)
È una «pazza», bravissima.
Grazie domani corro in libreria! Sono certa che lUltima Cena come la maggior parte delle cene consumate nel mondo siano preparate da DONNE !
allucinante! !!
bisogna scrivere alla treccani, e sottolineare la cosa….esattamente come l’ hai descritta tu sabine….
Raffaella, grazie del commento e del suggerimento. Ho già mandato una segnalazione alla Treccani in data venerdi 4 Luglio.
Spero che rispondono!
Giuro che alla prima lettura credevo fosse uno scherzo!! Il punto meno offensivo della loro definizione di donna è “pezzo del gioco degli scacchi”. Per il resto è un cumulo di insulti! Bisogna assolutamente scrivere alla Treccani!
Andie, grazie per aver condiviso le tue riflessioni. Mi hanno aperto la mente su molte cose.
Ho letto il post da 10 giorni ma sono ancora pietrificata. Soprattutto a pensare che una ragazzina o un ragazzino utilizzino questo dizionario on line per una ricerca scolastica o per semplice curiosita´. Non so cosa altro dire, sono senza parole (e capita di rado).
Meno male che mia figlia usera´ il Duden. Questa parte della cultura italiana che mi ero persa per strada negli ultimi anni da emigrata non gliela voglio dare, in eredita´.
PS: sarebbe molto interessante sapere quando e´stato scritto. E magari farne un bell´articoletto su quella famosa parte destra di repubblica online, visto che mi pare di aver capito che in Italia tutti la leggono, curiosi di notizie su gatti cantanti e mogli dei calciatori.
ps….imperdibile,ottimo e inquietante anche il filmato di Lorella Zanardi…
siamo noi donne che non dobbiamo per prime permettere che tutto questo accada…non facciamo le vittime e teniamo su la testa con orgoglio,come sappiamo fare benissimo…
I casi sono due:
o Treccani rivede CON URGENZA le definizioni di DONNA, rimuovendo quelle oscenità assurde, oppure allinea la parola UOMO alla stregua della donna…
:-)
E’ per ridere un po’, come si suol dire, in realtà c’è solo da piangere, sigh!
Ma…. non tutti i mali vengono per nuocere: Sabine, coma la Zanardi, e tante altre persone meravigliose e coraggiose, stanno contribuendo ad apportare ‘cambiamenti’. Hanno sollevato questioni delicate e importanti. Loro hanno scoperto e aperto delle strade e riflessioni. A ognuno di noi ora, che condividiamo con ammirazione il loro operare, l’impegno a pro-seguire con loro, nel sentiero che hanno spianato prima di noi!!!
Scriviamo TUTTI, noi qui riuniti, uomini+donne, d’accordo con l’indignazione di Sabine, a Treccani, singolarmente (è un altro step…), basta andare sul loro sito per trovare numerosi modi per contattarli!! Gli strumenti non ci mancano di certo. Potremmo anche fare una spedizione a Roma a settembre, INSIEME, dove è la sede Treccani…. Chissà… potrebbe essere occasione anche di fare ulteriori scoperte ‘sorprendenti’… (oltre che di conoscerci fra di noi…!!!).
E come dice Sabine dobbiamo rendere tutto fruttuoso e costruttivo: muoviamoci insieme per migliorare qualcosa, concretamente, per il bene collettivo…
L’unione fa la forza e nulla accade mai per caso…
Ciao, e diffondiamo a tappeto questo post della Sabine!!!!! Anche solo a parole: sono sufficienti…
GRAZIE, SABINE!
Alisa, ho già scritto alla Treccani; vedremo. grazie per aver lasciato tracce delle proprie riflessioni :-)
Claudia, grazie del commento che condivido pienamente. Se vai vedere sempre nella barra “Sinonimi” le parole “ragazza” e “ragazzo” le cose non cambiano per nulla.
Probabilmente sono testi redatti parecchio tempo fà… grave è che non sono stati aggiornati.
Sono comunque una cartina tornasole della società Italiana.
Consiglio di leggere “AVE MARY” di Michela Murgia; un libro illuminante, lucido, da leggere assolutamente… e perfettamente in tema.
eh già Raffaella. Ogni tanto bisogna (ri)leggere la poesia di Dacia Maraini: Donne Mie; riassume l’intera faccenda :-))
http://occhiditerra.wordpress.com/2012/02/05/donne-mie-di-dacia-maraini/
ah Silvia, vedremo i tempi di “Urgenza Romana”… ma sono disposta a credere nei miracoli… intanto immaginiamo che ogni tuo punto esclamativo diventi un inno al miracolo :-))
Grazie per le tue proposte attive,… e seminiamo pure in giro.
Sabine, mi permetto anch’io di suggerire un testo dove l’immagine della donna è potente e meravigliosa: “I Vangeli per guarire. Lo straordinario potere del mito cristiano” di Alejandro Jodorowsky. Rivolto a credenti e non, l’autore ha ri-trovato nel mito evangelico il fondamento dell’essere umano… Un altro libro apri-mente…
un altro articolo interessante al riguardo, è di Claudia De Lillo, alias Elasti, sugli stereotipi che riempiono anche le letture scolastiche dei bambini…
http://d.repubblica.it/dmemory/2014/06/14/attualita/elasti/119attua20140614691190119.html
cara Sabine mi sento avvantaggiata nel commento perchè ho letto prima quelli degli altri; condivido tutto ciò che di contro è stato detto ;eppure sinceramente non c’è stupore nel leggere la definizione di donna sulla Treccani. e se fino ad ora nessuno ha protestato con la casa editrice pro rimozione delle idiozie scritte sulla definizione “chirurgica” di donna questo la dice lunga sullo stato di inferiorità in cui continuiamo ad annaspare in questa società. in quella assurda definizione ci vedo tutta la storia degli ultimi vent’anni di battaglie per la conquista della parità. Noi donne siamo sempre quelle che pagano il prezzo più alto con i figli con i mariti con i genitori. Se la Treccani e chi per lei ha deciso che quella è la definizione di donna ci dobbiamo credere. Mi domando solo che cosa ne penseranno le donne che lavorano per questa prestigiosa enciclopedia? Qualcuna di esse avrà letto e le sarà andato bene? Magari ha protestato e minacciata di lincenziamento avrà chinato la testa. Io sono molto arrabbiata con noi donne perchè se è vero che noi decidiamo il destino della società , quanti figli faremo, che tipo di educazione daremo alle nostrr figlie e sopratutto ai maschi, perchè siamo le prime a creare dei “bamboccioni” e delle “fighette”; noi siamo quelle che si sono battute per il libero amore per la minigonna per dire “cazzo” e fumare in pubblico; le nostre figlie sono molto più adulte nelle scelte di quanto lo eravamo noi che dovevamo mantenenere un comportamento composto nello stare sedute se no qualcuno poteva pensare male di noi. e poi appena fuori dall’occhio della mamma ………..festa. Insomma voglio dire mentre il maschio è rimasto tal quale anche per “merito ” nostro noi invece con tutte le nostre “battaglie di raggiungere la giusta e sacrosanta parità e dignità abbiamo fatto un bel casino in questi vent’anni di dominazione barbarica alla Berluscau tra olgiettine e Cicciolina al Parlamento Europeo alla quale paghiamo un vitalizio per aver mostrato al mondo che una “SIGNORONA” può essere votata e sedere sul posto più ambito per una. donna: ma allora la domanda nasce spontanea: che bisogna essere “m…….a” per essere votata?Mi sono un po’ allargata; ma è ciò che penso: le mie nipoti leggeranno sulla Treccani cos’è una donna e non ci troveranno nulla di sbagliato con i modelli di donne che vedono quotidianamente. alla tv o sui giornali. Io comq sono per rimuovere le oscenità scritte alla voce donna ma forse , non dico noi, bisognerebbe fare un sondaggio fra coloro che lo utilizzeranno di più per capire a che punto siamo.
una prima considerazione che mi è venuta , prima ancora di leggere i commenti è stata che di solito i dizionari vengono aggiornati anche tenendo conto dei cambiamenti del tempo, la lingua parlata e scritta è viva , ma sembra che invece non lo sia per le definizioni più vive e fondamentali e questo è molto triste, per non dire altro. grazie Sabine.
lucia
Ho riportato per intero lo scambio di mail con la Redazione Treccani sotto voce di “aggiornamento” in fondo al post stesso. Serve un pò di concentrazione e tempo, comunque merita essere letto :-)
Non conosco questo libro di Jodorowsky Silvia, grazie del suggerimento. Lo aggiungo alla mia liste dei libri da leggere :-)
Grazie del suggerimento Rossella; dagli stereotipi agli archetipi; quanto lavoro da fare!
La dimensione etica è immensa; un perenne processo da attraversare.
Laura, grazie del passionale commento che condivido in gran parte.
Cosa pensano le donne che lavorano presso la Treccani me la sono fatto pure io più di una volta!… e mi piacerebbe sentire le loro voci… le loro emozioni e ragionamenti.
Non ci resta che immaginarle…
Lucia, se leggi la loro risposta (“aggiornamento” del post) ti puoi fare un ‘idea precisa dello stato delle cose.
mi sono stampata tutto, sarà il mio libro delle vacanze…:-)
grazie Sabine
Che dire…rileggo per la seconda volta la risposta della Treccani..che dire..potremmo anche fare una raccolta firme via mail….o passare da Avast….petizione on line ..ma forse si sentirebbero ” ingiustamenete attaccati…..allora raccolta firme on line…dove uno parte e ci si passa il doc. e si allega personalmente la firma..e/o volendo professione.
Angela
Lucia, stampata tutto!…tutto il blog?… in effetti ormai è (quasi) un libro :-)
Angela, non sei l’unica che me lo ha proposto… ma non ho tempo per seguire una raccolta di firme.
Quello che volevo fare l’ho fatto… e lascio la faccenda al proprio destino :-)
Pochi giorni fa ho trovato nella mia posta un’ articolo molto bello in tema…http://cisonocosechenoncapisco.wordpress.com/2014/08/21/musick-musica-parole-e-stereotipi-di-genere/
Le voci di protesta sono ormai tante e sono anche ben fatte :-)
volevo segnalare questo vocabolario finora a me sconosciuto: è il Tommaseo Bellini, un dizionario italiano dell’ottocento, uscito nel 1861-1879, (!)che mi sembra davvero interessante per la varietà e la ricchezza delle voci :
http://dizionario.org/d/index.php?pageurl=femmina&searchfor=femmina&searching=true
http://dizionario.org/d/index.php?pageurl=donna&searchfor=donna&searching=true
ps. sempre sia reso grazie alla curiosità contagiosa di Sabine
Grazie Rossella, interessantissimo confronatre editori diversi. Questa simpatica versione vintage arricchisce non poco. In passato ero convinta che un’ enciclopedia valesse l’altra! Ma questa storia mi ha insegnato che le differenze sono veramente notevoli. Due giorni fa ho conosciuto un uomo, vecchio lupo di teatro e mi ha caldamente consigliato di consultare l’Enciclopedia Enaudi. Non è in rete; quindi farò un salto in biblioteca… bello! cosi posso annusare la carta, che mi piace tanto ;-)