Ecco, mi tocca. Ci ho pensato per tutto il mese di agosto. Nella mia mente l’avrò formulato mille volte, ma come ben sapete, verba volant scripta manent. Parlare fra donne di bambine è facilissimo e senza fine, ma scriverne è tutt’altra faccenda.
A grande richiesta vi parlerò quindi finalmente delle moderne principesse capricciose che a mio avviso sono innanzitutto multicentriche, autoeducative, mutevoli, accanite osservatrici, maestrine in erba, curiosissime e nello specifico interessate al mondo delle relazioni umane.
Per semplificare e per comprensione didattica dobbiamo distinguere le derivazioni dalla natura umana da quelle di origine culturale (quindi appresi per educazione). Nella realtà i due aspetti si fertilizzano a vicenda, quindi sono intimamente intrecciati e non sempre divisibili.
Sia l’uomo che la donna hanno specifici ed innati “compiti di base” donati per così dire da madre natura, che sono meravigliosamente complementari se supportati e sviluppati dalle culture.
Così è certamente un fatto bio-logico che le donne sono molto adatte a custodire i bambini piccoli, visto che pure li sentono crescere sotto il loro cuore per 9 mesi; da lì si è generata per esempio la capacità di una certa passività (indispensabile per l’ascolto) e quella di attesa (pazienza), come pure la facoltà di entrare in empatia con grande facilità, nel bene (ad esempio per intuire perchè piange un neonato) come nel male (soffrire e assorbire ogni genere di emozione che passa per esempio dalla televisione).
Le culture umane di tutti tempi, da nord a sud, da est ad ovest sono in fondo esempi più o meno riusciti di riconoscere (consapevolezza) e coltivare (amare) questa meravigliosa matrice umana complementare.
Immaginate per un attimo una tribù di uomini e donne ai tempi delle caverne, o se preferite andare un po’ più avanti nel tempo, già contadini e coltivatori delle terre.
Gli uomini a caccia, o sui campi o presi da qualche costruzione o occupati in qualche conflitto di territorio (guerre), e le donne che si occupano del resto: gravidanza, parto, allattamento, accudire i bambini di varie età, cercare il cibo vegetale e trasformarlo, scambiare merce (a quale donna non piace girare per i mercati?), scambiare nozioni utili (qui serve la curiosità) produrre il vestiario (conciare, tessere, rammendare), occuparsi dei feriti e dei malati (attraverso la conoscenza delle piante e altri rimedi curativi), insegnare alla prole, coltivare il bello, ballare, cantare. Il tutto quasi sempre insieme, in gruppo, perché le donne cantavano sempre mentre svolgevano i compiti quotidiani spesso pesantissimi e faticosi, per alleggerire la fatica e condividere e perfino per descrivere ai posteri i lavori svolti. Poi se necessario aiutavano pure durante la caccia e nelle guerre. Vi pare poco?
Dopo questo bell’elenco di funzioni potete senz’altro intuire il senso bio-logico della curiosità multicentrica o multiforme delle vostre bambine. Assorbono praticamente tutto a mo’ di radar. Qualsiasi cosa sembra di loro interesse, della serie “non si sa mai dovesse servirmi un domani”. Se ad esempio avete perso una chiavetta in casa state sicuri che la troverà la vostra bimba di 4 anni e non il fratello maschio di 12 anni (che trova invece tutti oggetti di suo interesse: grandi, pesanti, e… pericolosi).
Metaforicamente il genere donna è rappresentabile dall’elemento acqua; assorbe tutto, mette in relazione tutto, memorizza quasi tutto e per sempre (ricordate le recenti conferme sulla memoria dell’acqua?) si adatta a qualsiasi recipiente, e quando decide e vuole assolutamente qualcosa si comporta come l’onda che sbatte contro la roccia (magari un povero marito) e infine se la mangia pian piano, la roccia ovviamente, e magari ottiene ciò che vuole (il divano in pelle da 3 mila euro) oppure si trasforma in tsunami che fa tabula rasa (quando volano i piatti per esempio); come pure può sembrare un tranquillo lago accogliente o un ruscello allegro quando è beatamente innamorata.
Una bambina che cresce in campagna con 5 maschi si trasforma facilmente nel sesto maschietto (capacità di adattamento), mentre un maschio che cresce con 10 bambine diventerà difficilmente una femmina. Principio rigido di qua, principio elastico di là.
Interessanti studi su bambini di 3-4 anni rivelano che la stessa storiella viene raccontato in maniera molto differente dai maschietti e dalle femminucce: il maschio riporta soprattutto i fatti, tipo “il brigante forte, armato fin sotto i denti ha rubato cento sacchi strapieni di monete d’oro”, mentre le bambine si occupano maggiormente delle relazioni e problematiche sociali della favola: “il brigante era nato in una famiglia povera quindi rubava ai signori ricchi per dare i soldini ai più poveri”.
Altri studi rivelano che il maschio è prevalentemente un’essere visivo, mentre le donne (quindi pure le bambine) sono prevalentemente uditive. Pensate ad esempio alla forza che producono complimenti anche piccoli su noi donne: semplicemente non ci stanchiamo mai a sentirci dire che il passato di verdure è squisito, mentre per l’uomo vale più la regola: “è sufficiente dirlo una volta per tutte”.
Esperimenti hanno anche dimostrato che bambine di pochi mesi possono già osservare un volto umano per molto tempo, mentre i maschietti preferiscono seguire oggetti/soggetti in movimento (macchinina, animale, aspirapolvere). In effetti prima di leggere per caso di queste ricerche avevo notato da tempo che bambine anche piccolissime mi fissavano quasi volessero farmi una radiografia.
Nel post sui maschi vi ho fatto notare che le mamme delle bambine sono spesso a terra con i nervi (e quelle dei maschietti sono a terra fisicamente); spero che ora vi sia chiaro il motivo: la mamma è una sorta di punching ball, giusto per fare qualche esercitazione sul concetto delle relazioni umane.
Spesso la mamma è purtroppo l’unica femmina nei paraggi per lunghi periodi, quindi tocca quotidianamente a lei il ruolo di training-partner; a scuola arrivano poi finalmente le amichette, con tutti gli alti e bassi della questione.
Invece basterebbe mettere le bambine nella condizione di stare con tante donne di tutte le età (un po’ come nei popoli primordiali) e il problema si spalmerebbe democraticamente su più donne. Purtroppo oggigiorno molte donne di riferimento sono i personaggi che popolano la televisione! Ogni telenovela diventa palestra per assorbire/apprendere comportamenti femminili culturali discutibilissimi(e qui non mi addentro!) e qui ahimé casca l’asino: in televisione troviamo spesso il peggio del peggio: invidia, tradimento, pettegolezzo, falsità, bugie, vendette, protagonismo… sono proprio finiti i tempi alla pippicalzelunghe dove la forza d’animo, l’intelligenza creativa, la lealtà e la ricerca della verità erano i protagonisti.
Ricordatevi: le bambine sono affamate di ogni tipo di relazione sociale e assorbono come spugne secche; la televisione sputa sempre qualche disgustosa pappa pronta per il popolo femminile affamato di relazioni. Aggiungiamo poi nonne, zie, insegnanti e mamme ansiose (in perenne empatia con le tragiche faccende che succedono nel pericolosissimo mondo, pronte per essere raccontate con tanto di empatia colorata alle amiche e vicine di casa).
Ma dove sono le nonne, le zie e le mamme toste che non hanno paura di nessuno, del sindaco, del poliziotto, del ladruncolo, o del cane che vuole rubare le galline. Gli esempi autorevoli insomma! Troppe donne (grazie ad un preciso e sofisticato marketing) si sono trasformate in noiosi pappagalli ansiosi.
Andiamo vedere nei paesi poveri: chi manda avanti quotidianamente la baracca (famiglia, cibo, istruzione, a volte la nuda sopravvivenza) mentre molti/troppi dei maschi bevono, si drogano, giocano a dadi o peggio nelle guerriglie di turno?
Scusate questo sfogo emozionale, sono disposta a discuterne; ma siamo messi ancora male e urge un netto cambio di rotta.
Alle bambine in crescita servono assolutamente esempi reali di coalizione femminile, di coraggio, di etica sociale, e non fiocchi rosa, scarpine firmate con i tacchi, unghie laccate e pettegolezzi.
Non mi sono purtroppo soffermata sulla capacità di autoeducazione (ci sono tanti esempi storici) e la mania di fare la maestrina a chiunque si presta (bimbi piccoli, coetanei imbranati, perfino adulti); ovviamente sono caratteristiche utili per svolgere al meglio i ruoli biologici futuri.
In questo senso mi preme invece offrirvi un piccolo consiglio: smettiamo di cercare di educare i nostri mariti e partner: non sono più bambini, anche se magari lo crediamo (veramente una pessima e diffusa abitudine). I risultati, rispetto all’impegno che profondiamo, sono irrilevanti e non otteniamo altro che una decisa perdita di tempo. Meglio educare noi stesse.
Cosa possiamo fare allora? Come incanalare al meglio tutte questo mix di caratteristiche femminili?
Il mio parere è che dobbiamo partire dalle madri, che sono sempre e comunque il primo riferimento per ogni bambina. Ecco i miei consigli alle mamme:
- Fate quindi qualche cosa per voi stesse: un corso di danza del ventre, arti marziali, canto, cucina consapevole (leggete il pasto nudo!), pittura o cucito;
- Fate più attenzione a come vi esprimete. Le vostre figlie assorbono il vostro modus parlandi: se brontolate quando fate le pulizie, anche loro da grandi faranno lo stesso. Mettete su piuttosto una bella musica e ballate con l’aspirapolvere (proprio qui inizia l’autoeducazione);
- Imparate qualchecosa sull’agricoltura, iniziate magari con le piante aromatiche e le piante medicinali: coltivatele sul terrazzo. Prendete dei libri e studiate. Le vostre figlie vi guarderanno incuriosite e vi imiteranno;
- Fate gruppo con altre donne, care mamme; o mandate le vostre figlie da qualche nonna ancora in gamba, e se non c’è, da qualche bella signora che ancora ragiona con la propria testa, magari per imparare l’uncinetto o altre arti e abilità come il lavoro della creta. Oppure unitevi insieme, cercate una brava insegnante e varate dei piccoli laboratori creativi di cucina, pittura, cucito, canto, scrittura, ballo etnico;
- Fate escursioni in piccoli gruppi; osservate la natura, imparate i nomi dei fiori e degli alberi, autoinsegnatevi quello che la scuola tralascia;
- Cominciate a interessarvi bene di come e cosa mangiano i vostri figli a scuola. Non mandate giù ogni assurdità. Inserite il cervello, cercate di comprendere quale regola è veramente utile. Se per esempio è proibito festeggiare il compleanno a scuola con una bella torta fatta a casa vostra chiedetevi *per chi* è stata stabilita quella regola! Poi inventate una soluzione.
In Germania tutti fanno le torte a casa e poi le portano a scuola o alle feste in strada, e negli alberghi, quelli giusti, trovate i barattoloni con le marmellate preparate dalla padrona di casa, e pure le sue torte e crostate, come foste a casa vostra. A me non risultano vittime di tale *terribile pratica*. Mi viene male se penso a tutte quelle vaschette di alluminio che si consumano in Italia negli alberghi e tutte quelle terribili brioches confezionate, il latte UHT perfino negli alberghi a 4 stelle. Le vostre figlie daranno le stesse cose ai loro figli se voi non date qualche segnale di disappunto. Se mostrate coraggio lo insegnate alle vostre figlie (e ai vostri figli); - I gruppi di teatro sono ottimi: lì il cambio di ruolo è pane quotidiano e diventa istruttivo. In casa tenete un baule con vecchi vestiti e costumi (magari autoprodotti), cappelli e ombrelli per i travestimenti e i giochi di ruolo;
- Attenzione ai libri che scegliete; anche i cartoni, i film pomeridiani, le telenovele sono strapiene di modelli veramente negativi per le bambine. A me piacciono molto i libri di Michael Ende;
- Le bambine amano moltissimo le parole: fategli scrivere 100 o più parole su tanti fogliettini, e poi metteteli in una scatola/cappello. Si pescano 4-5 parole a caso, poi si crea una storia, una filastrocca, una poesia. Questo gioco è divertente pure per i grandi;
- Interessatevi di calligrafia: una pratica meravigliosa. Qui un’indirizzo veramente utile, bello, istruttivo e creativo. Ho fatto diversi corsi con la bravissima Monica Dengo e la calligrafia mi ha arricchito moltissimo;
- Se riuscite e avete i mezzi avvicinate le bambine alla musica; canto in gruppo, uno strumento, frequentate il teatro per ragazzi; ci sono belle tante cose in giro.
Molti di questi consigli vanno benissimo anche per i maschi, soprattutto il teatro e la musica, due delle arti umane nobili ed intramontabili.
Allora? Siete arrivati fino in fondo!?
Grazie per aver letto il papiro. Un post molto lungo, ma non avevo voglia di spezzarlo in due, e non avrei nemmeno saputo stringerlo. Mi affiora la consapevolezza che ci sarebbe ancora moltissimo da dire… sarà perché sono una donna! :-)
post scriptum:
La foto della bambola l’ho scattata anni fa durante un mercatino di antiquariato. Un “bravo” all’artista che ha creato questo visino che ha una mimica di pieno disappunto femminile. Mi pare di vedere in crisi acuta un’IO in erba che ancora deve misurarsi con chi non ha capito quanto c’è già in questa piccola-grande anima, in irrequieta attesa di scoprire e sperimentare se stessa e il grande mondo là fuori.
Dopo aver letto il post dedicato ai maschietti, da mamma di femmina non vedevo l’ora che arrivasse questo!
ah! la maestrina!!! ce l’ho! ce l’ho… eheheh
affascinante vedersi [noi ]e vederle [le nostre bimbe] dal di fuori.
Mi rincuora il fatto che molte delle cose che consigli, vivendo in campagna e senza tv, nella nostra famiglia sono già messe in pratica, per il resto mi impegnerò.
Mi hai fatto venire in mente che quando ero bambina la mia ed altre mamme, ognuna col suo diverso saper fare, si organizzarono per dei piccoli laboratori settimanali: ogni sabato pomeriggio si andava a casa di quella o di quell’altra signora ad imparare il punto croce, a fare le zeppole di patate, le caramelle di zucchero, la cartapesta, il lavoro a maglia… bellissimi ricordi di cose imparate che tornano utli da adulte e rafforzano la fiducia nelle proprie capacità!
come sempre, uno splendido post!
Che bella foto. E l’espressione della bambola è davvero perfetta nel rappresentare certi nostri momenti…
il post è molto appassionato e anche se non ho una figlia femmina mi ha trasmesso una specie di energia positiva nel ricordare e capire meglio la bambina che sono stata. Grazie.
Rossella
Il mio consiglio invece è: leggete “dalla parte delle bambine”, farà meglio ai vostri figli maschi e femmine di un corso di uncinetto.
che meraviglia.
leggere i tuoi post arricchisce sempre l’anima e fa venir voglia di fare!!!!
idee meravigliose…ma come come integrare una bambina che vuol imparare l’uncinetto e il fratellino irrequieto spacca tutto? (pazienza compresa)?
Sabine mi piacerebbe avere la tua “angolazione”per osservare i miei figli. Ciò non è possibile e allora ringrazio che sei sulla mia strada. Così ogni tanto prendo in prestito la tua angolazione per appoggiare lo zoom sui miei figli. E’ vero tutto e negli anni ti dò sempre ragione. In particolare ho proprio colto l’aspetto della “spugna” che è mia figlia di 7 anni su tutti gli aspetti emotivi delle persone e dei fatti che avvengono e dietro ai quali pone migliaiai (MIGLIAIA) di domande e a volte le ripete perchè il concetto le entri. Daccordo anche sul “pattume” che propone la televisione, motivo per cui deve essere contingentata. Viva Pippi Calzelunghe che fortunatamente è un mito di famiglia.
Avendo anche un maschietto di 2 anni diciamo che sono provata sia fisicamente che emotivamente! Ma quanto cresco con loro!!!
p.s. bella la conferenza di domenica, ho ricevuto solo feedback positivi anche per come esponi in maniera semplice e diretta dei concetti che sono bombe esplosive :)
Io ho solo un maschio -per ora – ma mi sono rivista in tutto il post. ;)
E mi hai aperto gli occhi su una sacrosanta e ovvia verità: noi siamo spugne, da piccole. Mia mamma brontolava sempre quando faceva le pulizie, mentre raccattava in giro le cose lasciate da mio babbo eccetera, e io a volte, inconsciamente, faccio la stessa cosa nonostante la detesti!
E quando ero bambina c’era “Non é la Rai”, chi se lo ricorda? Non mi esprimo, che è meglio: era il precursore di una lunga lista di mercificazioni del corpo femminile in televisione.
Non ho intenzione di togliere la televisione in casa mia, perché credo che se una cosa viene completamente vietata poi viene vista come l’Eldorado e si finisce per abusarne (mia mamma mi vietò completamente cioccolata, merendine e dolci di ogni genere: appena fui abbastanza grande per procurarmeli da sola cominciai ad abusarne senza criterio). Però la “scatola maledetta” va filtrata, eccome se va filtrata! E Pippi Calzelunghe lo danno ancora, su Sky. Grazie aDio :)
grazie Sabine, questo post è bellissimo!
http://www.youtube.com/watch?v=BlhsNBxA2Ac&list=UUydWz8RyJH8UZ1z2wmazrjg&index=2&feature=plcp
A suo tempo, trovai questo video molto affascinante. Magari già lo conosci.
grazie Sabine, anche questa volta vedo il ritratto della mia principessa-dirigente di 11 anni.
Vorrei sapere qual è la tua opinione sulla vaccinazione anti hpv (mi pare si chiami così) che oggi “spingono” moltissimo alle famiglie delle bambine. Quasi tutte le compagne di scuola di mia figlia l’hanno fatta o la stanno facendo e lei mi chiede informazioni del perché noi non ci stiamo attivando per vaccinare anche lei.
Ho poi notato che non hai parlato di sport riguardo alle bambine: certamente è un aspetto della vita meno importante che per i maschi, ma è comunque un elemento potente di formazione della personalità. Basti pensare a come ad esempio la danza (gettonatissima dalle femmine, di solito) possa assecondare in molti casi l’ossessione per il corpo, rafforzando molti messaggi televisivi… anche gli sport di “squadra” sono vissuti diversamente dalle femmine, mi sembra…
grazie mille
E’ notizia di qualche giorno fa sul flop della vaccinazione hpv… se ritrovo la fonte ve la comunico… pare che non abbia che una durata limitata ai 18 anni di età….
Valeria, grazie del commento e della testimonianza dei tempi che furono!… dobbiamo rivedere questa alleanza, ovviamente in chiave aggiornata… tutte, da subito in poi. :-))
… eh eh Rossella; la bambina non espressa ancora dentro di noi! Da scriverci un Romanzo… ma possiamo recuperare e fregarci del “bon ton” (femmina educata, bella presenza, sorridente e sempre pronta al sacrificio). Hai letto Ave Mary della Murgia?
Quante volte ho visto quella espressione sulla faccia delle bambine!!
Grazie tante dell’ appunto Ada… il libro di Elena Belotti dovrebbe essere una delle letture per genitori curioso,… trovo importante pure il libro più recente di Loredana Lipperini: “Ancora dalla parte delle donne”, che analizza la situazione drammatica delle manipolazioni educative sulle bambine/ragazzine/donne su tutti piani della comunicazione.
Non penso comunque che tutto derivi dall’ educazione.Uomo e donna sono complementari come il giorno e la notte.
Nel mio lavoro vedo per fortuna esempi molto belli: bambini cresciuti senza le continue docce dei mass-media con genitori sereni che non fanno fatica a scambiarsi naturalmente le loro competenze; ma non è certamente la regola.
Spero che saremo soprattutto (ma non solo) noi donne a dare valore al nostro saper fare multiplo, qualunque cosa sia…. ma dobbiamo allearci; la sorellanza intergenerazionale è una forza potentissima e indispensabile per una società sana.
Invece dai condomini partono ogni mattina 3 macchine con 3 mamme e 3 bambini per andare allo stesso asilo! In Nord Europa impensabile dove le madri sono molto più alleate.
Il tema uncinetto e simili necessita invece di una revisione più intelligente (del resto già in atto: ci sono bravissime designer che lavorano con le tradizionali arti rivisitate)… Le donne “moderne” non sanno spesso nemmeno attaccare un bottone (e qui l’ assimilazione del modus maschile funziona perfettamente), mentre si recano coi tacchi 9 cm al supermercato. Fare lavori manuali (uncinetto, modellismo, argilla, tagliare e incollare, etc) esercita l’attenzione per il dettaglio, la precisione, la coordinazione, la concentrazione… Il problema è che la nostra società divide ancora uncinetto=femmina=lavoro di bassa valenza e modellismo=maschio=valore alta valenza.
Quando avevo 20-25 anni (anni ’70) era facile vedere nei treni (almeno in germania) dei maschi giovani lavorare ai ferri… mi pare comunque una moda passata (forse un flash culturale che non ha trovato radici nella natura maschile?)
Adesso la moda in treno è invece quasi sempre unisex: tutti con I Pad, Pc e simili con espressione rigorosamente indifferente… e pure resistenti ai saluti di ordinaria (?) gentilezza inter-umana…poi a casa probabilmente lei in cucina e lui sul divano col telecomando… mah!
:-)
grazie del simpatico commento Daniela (…”fa venir voglia di fare” mi piace molto). Come integrare il sole con la luna?… mah, credo sia un’arte carissima… e si apprende nella sperimentazione.
La sorella potrebbe fare la catenella dell’ uncinetto lunga lunga e legare il fratello alla sedia… nel senso che sono convinta che saprà difendersi. :-)
Pelomary, … mi pare che te la cavi proprio eccelsamente. Negli anni ho visto in te una madre sempre più forte :-)
Laura, è vero siamo spugne! Capita pure a me “fare” come mia madre (anche se detesto quel modo di agire). Pazienza e via con l’autoeducazione!
Mio figlio è cresciuto senza TV… in alternativa tutti audio-book del mondo. Ha sviluppato una capacità immaginativa veramente impressionante e sa stare con se stesso senza nulla per ore. Fuori casa poteva vedere tutta la TV che voleva (amici, nonna, parenti…) Oggi ovunque siamo la spegne subito perché la trova noiosa (escluso i film gialli del nord Europa, che sono veramente fantastici). :-)
oh si grazie Kosenrufu… noi donne non ci stanchiamo mai dei complimenti :-)
Si Alba, conosco il video… una grandissima donna, scienziata e ricercatrice instancabile la Gimbutas. Grazie per avermela ricordata… I vostri commenti arricchiscono i post… e questo mi piace proprio molto :-)
Antonella, ben arrivata qui :-)
Se fossero i germi a fare le malattie l’umanità sarebbe già estinta. Per questo motivo i vaccini non funzionano ovvero non ci regalano alcuna salute speciale che è invece un processo acquisito attivamente.
Il concetto è sbagliata dalla base… ne dovrò scrivere un post, in programma da tempo. Datemi tempo per voglia e l’ispirazione.
Ragioniamo col buon senso… se un germe genera la malattia allora dobbiamo pure dire che le zanzare generano la palude !?
Grazie poi dello spunto sullo sport. Piuttosto che la danza preferirei l’atletica o i sport di squadra. La danza sarebbe bellissima, ma come scrivi è spesso “inquinata” da aspetti alla Barby… e non ho proposte alternative; si vorrebbe una fusion fra teatro e danza, senza tutti i “fronzoli rosa”.
sì, ho letto il post sui germi amici o nemici e, pur da profana quale sono, mi convince molto e vi ho trovato anche spiegazioni razionali a perplessità e diffidenze quasi istintive che nutrivo circa l’approccio iperfarmacologico alla salute. Quanto alle vaccinazioni, ai miei figli ho fatto fare solo quelle obbligatorie (non me la sentivo di intraprendere l’impegnativa trafila necessaria a esentarli anche da quelle e neppure di prendermi una responsabilità così grande, essendo sostanzialmente ignorante in materia). Ma di fronte al depliant della ausl che assicura una qualche protezione (un po’ impreciso e indefinito il grado di copertura dichiarato, in verità) e soprattutto asscura che si va incontro a nessun effetto indesiderato, vengono dei dubbi, perché in fondo si tratta di prendere una decisione sulla salute di un’altra persona. Perciò mi piacerebbe saperne di più… non solo su quanto è efficace il vaccino contro il virus (e già su questo dato probabilmente vendono molto fumo), ma appunto quanto questo virus sia poi il vero responsabile del cancro, quali sono – se si conoscono – gli altri fattori scatenanti… effettivamente lo stesso depliant della ausl appare un po’ contraddittorio perché afferma da un lato che il virus hpv è diffusissimo e dall’altro che solo una piccola parte delle donne contagiate sviluppano poi un tumore del collo dell’utero, per cui si potrebbe anche concludere che il virus non sia poi il responsabile principale, tuttavia potrebbe essere comunque utile toglierlo di mezzo… è che io non sono in grado di capire quanto sia utile o quanto possa essere pericoloso il vaccino (o quanto sia un’operazione commerciale a favore dei produttori di questo vaccino). Rimarrò quindi in attesa del tuo post!
L’ Italia è un ottimo terreno per un certo tipo di informazione medica. Molti genitori sono estremamente ansiosi. E l’ansioso è in preda ai sentimenti confusi e fa fatica a ragionare a mente fredda. Questo è purtroppo un dato di fatto.
Ogni decisione richiede una serena valutazione dei fatti. Sul tema del papillomavirus c’è un bel libro scritto a due mani dai medici Gava e Serravalle (editore: Salus infirmorum).
Parecchie madri mi hanno confessati che la loro “pancia” (istinto) dice no ai vaccini… mentre l’ansia incontrollabile fa decidere poi per il si.
Ad ognuno quindi le proprie scelte…:-)
sono d’accordo, i film gialli “nordici” sono spettacolari (così come la letteratura gialla nordeuropea). Io la tv non l’accendo mai, non mi viene nemmeno in mente. Quindi per ora non è che ne veda tanta. Ma non la potrei togliere, o perderei un marito ;)
Fortunatamente da 7 anni a questa parte (anno in cui è nata mia figlia) molti più genitori scelgono di non vaccinare i propri figli e le “insistenze” dei sanitari di 7 anni fa sono diventati semplici avvisi. Anche la trafila da fare non è assurda. Basta firmare per lo scarico di responsabilità (parlo della Regione Emilia Romagna).
bellissimo questo post sulle bambine! Mi ha aiutato a capire qualcosa in più di mia figlia di 6 anni e non è facile per me che mi sono sempre sentita molto più “maschile” che “femminile”. Grazie mille!
Volevo dirle che la bambola da lei fotografata ad un mercatino dell’antiquariato è una famosissima Lenci (Ludus Est Nobis Costanter Industria), nata dalle mani e dall’estro di Elena Konig Scavini (interessante figura femminile degna d’approfondimento) fondatrice della famosa fabbrica di bambole “in panno Lenci” sorta a Torino intorno al 1920 e divenuta poi famosa in tutto il mondo. Questa bambola in particolare è una serie 1500 nota a tutti i collezionisti di bambole come “Grugnetto” poichè il cipiglio qui è ottimamente rappresentato e coinvolge tutta la parte alta del volto e gli occhi lo definiscono. Mi perdoni l’intromissione ma sono una collezionista di bambole e trovo interessantissima la storia delle Lenci e della loro fondatrice italo-tedesca un po’ come lei! Un caro saluto, Cinzia Vandelli
Gentile Cinzia, che belle queste informazioni sulle bambole Lenci; ho fatto un giro in rete e ho letto delle cose interessantissime sulla creatrice di queste opere ludiche famose. Devo dire che di solito le bambole mi dicono nulla, ma quella aveva un’ espressione che mi ha proprio colpito; avendola vista cento volte nel mondo vero. Infatti difficilmente i bimbi piccoli ridono ai grandi… piuttosto ci scrutano come i saggi, a volte mi sembra che ci facciano una “radiografia”… o comunque vedano cose che ai nostri occhi sfuggono da tempo. Grazie di queste preziosissimi dettagli :-))
ps: ho guardato nel sito “www.enciclopediadelledonne.it”… manca ancora la voce della Helen Koenig Scavini…. magari ha voglia di scriverla!
Io ho una bimba di 4 anni, l’abbiamo adottata 2 anni fà in Cina.
in questo tuo post ho visto la mia piccola peste!!
Lei gioca a fare la mamma e chiama i suoi bimbi “amore” come la chiamo io anche quando è arrabbiata (come del resto faccio io…)
Guardando lei mentre gioca vedo il mio comportamento, di alcune cose sono orgogliosa, di altre meno…
Grazie per ciò che hai scritto perchè grazie a mia figlia e grazie a te cercherò di essere una mamma sempre migliore.
Davvero molto interessante, citerò l’articolo nel mio blog. Grazie!
[…] Volete comprendere la vera differenza tra bambini e bambine? Allora dovete leggerlo e leggere anche questo sulle bambine perchè le “piccole principesse” sono davvero un universo a parte […]
[…] voi sull’importanza di crescere adeguatamente figlie femmine (che io non ho!). La dottoressa Sabine Eck nel suo blog lo spiega in modo […]
Grazie mille per questo post molto utile e interessante di cui farò sicuramente tesoro!!!
[…] con voi sull’importanza di crescere adeguatamente figlie femmine (che io non ho!). La dottoressa Sabine Eck nel suo blog lo spiega in modo […]
Salve Giorgia, grazie del bel commento
Il mestiere mamma è sicuramente difficile… ma ogni giorno si accendono delle lampadine di conoscenza!… poi è pure un’ottimo metodo contro la sclerosi mentale :-)
grazie Rossella, hai una bellissima presenza in rete. Seguirò i tuoi blog :-)
sono contenta Cristina quando i semi trovano un bel terreno fertile :-)
Salve dottoressa
questo post è bellissimo come Le ho già detto di persona.
Sono tante le cose che vorrei scrivere e ci ho pensato tanto.
Adesso però volevo solo segnalarvi questa triste esibizione di corpi femminili http://www.repubblica.it/esteri/2012/11/21/foto/cina_bambine_modelle_alla_fiere_delle_auto_scandalo-47109411/1/?ref=HRESS-13 , chiaramente associati a qualcosa che di femminile non ha niente.
sono sconcertata. non ho altre parole
Livia, grazie della “triste” segnalazione. Ci dobbiamo indignare… ma dobbiamo soprattutto educare diversamente le bambine e i bambini e non delegare a Tv e giochi industriali terribili. Ma questo si può fare solo insieme, cercando le radici sane della vera forza femminile… p.es leggere i libri di Clarissa Pincola Estés oppure diffondere il messaggio della Lorella Zanardo (il corpo delle donne)… la Zanardo gira tutta l’Italia. Ho avuto modo di vederla qui nel mio paese con il suo film; è bravissima!
*Diffondiamo* il suo messaggio :-)
Buongiorno,
mi piacerebbe avere indicazioni bibliografiche circa gli studi scientifici da lei citati in questo post e in quello relativo ai bambini di sesso maschile.
Molte grazie
salve Sabrina, di solito cerco le mie informazioni nell’ambito tedesco. L’argomento delle bambine e dei maschietti in specifico sono tutti ricavati dalle conferenze (alcune on-line) della bravissima Vera Felicitas Birkenbihl, molto conosciuta in germania per i suoi sistemi di apprendimento basati sulla fisiologia cerebrale e studi di antropologia. Le sue amatissime conferenze sono spettacolari-non-convenzionali-allegri e di una sconcertante logica. Purtroppo è mancata nel 2011.
Buongiorno e grazie per la risposta.
Ho cercato tra le pubblicazioni accademiche ma non ho trovato lavori della Dott.ssa Birkenbihl in merito. Se potesse passarmi qualche link alle sue pubblicazioni mi farebbe molto piacere. Purtroppo non leggo il tedesco, ma soltanto lo spagnolo e l’inglese. In alternativa, potrebbe spiegarmi meglio in che modo la fisiologia cerebrale del maschio e della femmina determinerebbe le attitudini cognitive, psichiche, caratteriali e sociali della persona? Inoltre mi piacerebbe sapere quali sono i riferimenti circa la divisione sessuale dei ruoli sociali in ambito antropologico. Molte grazie.
Sabrina, mi dispiace-ma la Birkenbihl era unica; le sue lezioni sempre strapiene, tenute con passione e umorismo; forse per questo modo non convenzionale non è entrata nel mondo accademico. Era una libera pensatrice; usando una miriade di studi e materiale verticale ne ha costruito dei collegamenti orizzontali e ne è uscito un geniale e convincente tessuto universale. Purtroppo serve il tedesco per “godersela”… ma potrebbe essere un buon motivo per studiarlo; una sorta di impresa “teutonica”. La sua scelta non ortodossa è stata di mettere le sue ricerche da subito in un linguaggio divulgativo per tutti. L’ho scoperto per caso 25 anni fa e mi piace proprio perché quello che spiega me lo sono trovato confermato sotto il naso ogni giorno nel quotidiano.
Per quanto riguarda l’eterna discussione che i generi siano dovuti ai geni o all’educazione mi viene da pensare che la verità sta sicuramente nel mezzo.
Qui un articolo interessante…
L’argomento rimane caldo e ognuno può farsi la sua gradita opinione. Chi sa se un giorno sarà argomento chiuso?! :-)
Grazie per la risposta ulteriore :) Peccato non poter approfondire la teoria della Dott.ssa Birkenbihl. Speriamo che prima o poi qualcuno si prenda la briga di tradurla in una lingua più diffusa, a beneficio di noi tutti.
Per quanto riguarda il tendenziale (in senso statistico) dimorfismo cognitivo e comportamentale che alcuni riconducono al dimorfismo sessuale nella specie umana (e non solo) io invece sono convinta del fatto che l’aspetto biologico (genetico, anatomico, fisiologico) sia molto meno rilevante di quello etologico, riconducibile a sua volta alla struttura sociale che i gruppi umani (e non solo) si danno allo scopo di interfacciarsi con il proprio ambiente. Struttura, o meglio sistema, che si compone grosso modo di aspetti economici, normativi e culturali, quindi anche educativi nella misura in cui necessita di riprodurre sé stessa. Struttura che soprattutto risponde ad una dinamica ecologica, ossia cambia con il cambiare delle esigenze di adattamento all’ambiente e con la comprensione dell’ambiente stesso, in estema sintesi. In altre parole la tendenziale differenza cognitiva e comportamentale che alcuni vorrebbero attribuire a caratteristiche innate e resilienti è invece in primo luogo il risultato di un certo tipo di organizzazione sociale che prevede una divisione dei ruoli tra maschi e femmine, che la rinforza attraverso norme e che la riproduce attraverso dispositivi linguistici ed educativi. Con il cambiare della percezione dell’ambiente e delle esigenze relative alla sopravvivenza del gruppo umano cambia anche la struttura sociale, come ci dimostra l’estrema variabilità delle culture umane a fronte di una sostanziale omogeneità biologica e fisiologica.
Per quanto riguarda l’articolo segnalato ci sarebbero molte considerazioni da fare, in quanto mi sembra che contenga moltissime inesattezze, prima fra tutte l’affermazione, fatta un po’ in sordina alla riga 11, in base alla quale ci sarebbero un più di dati e un po’ più di accordo nel mondo scientifico a sostegno dell’ipotesi determinista, o meglio sessista. Purtroppo questa non è la sede per un’analisi del testo puntuale. Mi limito a far notare la totale mancanza di riferimenti bibliografici e di indicazioni circa l’identità dell’autrice, e a fare una considerazione di tipo metacomunicativo.
Per quale motivo si tenta di stabilire una corrispondenza biunivoca tra sesso e caratteristiche cognitive e comportamentali? In altre parole, a chi giova, nell’oggi, questa annosa ossessione nel voler attribuire ai due sessi ruoli sociali predeterminati? Credo che per rispondere si debba entrare nell’ambito politologico o per lo meno zootecnico, no?
Concordo auspicando come lei che l’argomento prima o poi si chiuda, e anche che quegli studiosi di neuroscienze appassionati di ricerca di peli nell’uovo si dedichino un po’ di più alla prevenzione, alla cura e ad alleviare le sofferenze di chi è affetto da patologie afferenti all’anatomia e fisiologia del cervello (con le dovute accortezze circa le differenze anatomiche e fisiologiche) e lascino perdere, soprattutto in ambito educativo, questo tipo di propaganda sessista che alimenta stereotipi, divisioni, partitismi e conflitti sociali di cui non sentiamo proprio il bisogno.
Contraccambio il suggerimento di lettura con un bell’articolo che ho trovato facendo una ricerca con le parole “neuroscienza” e “sessismo”
http://brainfactor.it/index.php?option=com_content&view=article&id=392:cervelli-e-neuro-sessismo-brainfactor-intervista-raffaella-rumiati&catid=22:le-interviste-di-brainfactor&Itemid=3
Grazie per l’attenzione :D
Buongiorno, finora ero una lettrice silenziosa, ma ho imparato molto dal sito (soprattutto l’articolo sull’influenza mi ha molto aiutata l’inverno scorso) e sono d’accordo su molte cose.
Pero’ ho esitato un po’ prima di scrivere questo commento, anche se ho un po’ sofferto leggendo l’articolo :) , ma leggendo quello di Sabrina mi trovo d’accordo con lei. Quasi tutti gli studi che tentano di fondare le differenze di genere sono al limite dell’impreciso (l’articolo di golem non da nessuna referenza…). Anche io credo che le differenze di genere abbiano più basi culturali che biologiche. C’è una tendenza alla naturalizzazione di differenze che sono il frutto di contingenze storiche.
E’ da poco uscito in inglese un libro di Coredelia Fine, una scienziata che critica molti studi recenti che tentano di fondare le differenze di genere nelle neuroscienze (une tendenza che lei chiama neurosessismo). http://en.wikipedia.org/wiki/Delusions_of_Gender
Sabrina Ponsi; grazie del commento misurato che apprezzo molto…e grazie dell’interessante articolo. Ne avremo ancora da masticare ed impegnerà ancora un bel pò pure gli scienziati!
Mi piace invece moltissimo parlare di *principio* maschile e *principio* femminile (inteso nel senso dello Yang e dello Yin)… quindi qualcosa che va oltre il concetto di genere e oltre le forme meramente anatomiche …è un pò come meditare/ragionare sulla mano destra e quella sinistra che danno il meglio di se quando collaborano in maniera complementare.
Il principio maschile è rappresentato dal pensiero verticale, direttivo, finalizzato. Esempio: faccio fare 50 litri di latte al giorno ad una mucca (ad ogni costo e con qualsiasi mezzo a disposizione)…perché voglio vincere il premio annuale degli allevatori.
Il principio femminile (orizzontale) ragionerebbe invece in base agli probabili effetti collaterali (orizzontali): voglio produrre latte, ma (!) devo accontentare l’etica(la mucca non è il mio schiavo), zoo-bio-logico (la mucca ha necessità di abitat; il prato, aria aperta), nutrtivo (il latte di una mucca che pascola e che non prende farmaci è di valore superiore, poi impedisco p.es. la produzione di resistenza agli antibiotici….e via dicendo), costi nascosti (il bimbo che si ammala spesso va poco a scuola… ne risente l’autostima, la mamma, il papa, nonni etc… quindi visite mediche, farmaci, altre visite mediche, la carriera della madre interrotta, psicofarmci, altri dottori,(alè) etc…aggiungete quel che volete)…
Applicato alla nostra realtà: ci serve un sistema di allevamento delle mucche che produce, ma senza schiavizzare a sangue questi meravigliosi (!!) animali: la visione verticale + quella orizzontale devono mettersi in accordo armonico.
Questa specie di croce (linea orrizzontale + linea verticale) delinea i 4 concetti di Aristotele; aria-acqua-terra-fuoco, integrati meravigliosamente nel “pensiero a 4 colori” di Max Luescher (santo subito!).
Ognuno di noi può attivare nell’arco della sua esistenza (attraverso l’auto-educazione) questi 4 principi ….per diventare liberi da ogni forma di condizionamento mediatico e/o culturale (la strada verso la consapevolezza).
Tornando invece al quotidiano. Se vedessi in ambulatorio solo uomini potrei fare una visita ogni mezz’ora (fanno richiesta precisa per risolvere uno o due problemi precisi) …per noi donne un’ora è sempre poco (2-3 sarebbero perfette)…
Bambine di 6-7 mesi stanno in braccio per 30-40 min senza dire “bau” fissandomi mentre parlo… il maschietto durano 3 minuti. Poi ci sono pure delle meravigliose eccezioni.
Che dire!
Ognuno colleziona le sue esperienza :-))
grazie Goldmund (che bel nikname) per questo commento. Sono la prima ad essere contraria alla visione che i nostri comportamenti siano per intero innati. Il problema oggi è che quasi tutto viene subito strumentalizzato per vendere questa o quell’altra notizia nuova, purché nuova! (sic).
Poi c’è un grande problema; le *emozioni* legate alle parole. Se dico per esempio la parola “passivo”, quasi tutti hanno la percezione che sia negativo o comunque meno di valore rispetto “attivo”… essere passivi è invece una caratteristica del “principio” femminile consapevole (vedere anche la risposta che ho dato a @sabrina ponsi) che “si dona/si lascia andare” per esempio alla logica primordiale della gravidanza e del parto (completamente auto-gestito dalla fisiologia corporea).Guardiamo invece come sono gestite le gravidanze oggi: una paura da la mano alla prossima. I bambini crescono/nascono sotto una pioggia quotidiana di adrenalina… per forza dormono così poco e male.
C’è un gran lavoro di consapevolizzazione da fare :-)
Buonasera :) Secondo me è appunto questo “andare oltre” che crea il problema, ossia il trasferire un’osservazione fatta ad un livello di realtà (quello genetico, in cui si osserva chiaramente la distinzione xx e xy – ma anche qui ci sono delle eccezioni) ad un altro livello – caratteristiche fisiche, attitudini, forme mentali, scuole filosofiche, ruoli sociali, etc. Capisco che la visione binaria sia semplice, rassicurante, e con tutta probabilità abbastanza spontanea, ma la realtà è molto più complessa e raramente così chiaramente dicotomica. Ad esempio, se parliamo di produzione alimentare la scelta non è soltanto tra l’allevare una vacca in maniera intensiva e l’allevarla in maniera biologica. Esiste una terza possibilità, ossia non allevarla affatto. Certo che se parto dal presupposto che il latte di vacca sia necessario alla nutrizione umana questa terza possibilità non mi verrà mai in mente… Così funzionano gli stereotipi, ossia partendo da riduzioni dell’osservazione operate a livello della tradizione culturale o filosofica. Per fortuna dopo Aristotele abbiamo avuto altre menti altrettanto brillanti, come, ad esempio, Nietsche e Popper, giusto per nominare due pensieri attinenti al tema. Tornando all’esperienza e all’osservazione, la differenza di comportamento osservata in ambulatorio tra persone adulte di sesso maschile e di sesso femminile – che con tutta probabilità apparirebbe curiosamente coerente con la spiegazione semplice che si rifà al dimorfismo sessuale anche ad uno statistico di professione – si può tranquillamente spiegare con il condizionamento culturale ricevuto. Per quanto riguarda il comportamento delle persone neonate mi chiederei se per caso il comportamento osservato non potesse essere determinato da un pregiudizio o comunque sentimento negativo da parte dell’osservatrice nei confronti dei neonati di sesso maschile. Anche perché si sa che i neonati sono molto sensibili e diretti, proprio perché non ancora immersi (imprintati) nella cultura di nascita. In questo caso sarebbe abbastanza semplice verificare la teoria, basterebbe sottoporre all’osservazione neonati dei quali l’osservatore non conosce il sesso. Probabilmente è stato anche già fatto, dato il livello raggiunto dal dibattito internazionale in merito. Quindi ribadisco: la distinzione, binaria o esplicitata in un continuum o in una circolarità (yin-yang o alba-tramonto) che sia, ha senso se applicata metaforicamente in ambiti diversi da quelli di appartenenza, in questo caso quello medico? Certo, potrebbe esserci una finalità pedagogica, ma siamo sicure che inoculare lo stereotipo per poi suscitare una reazione che lo cancelli sia sempre la strada migliore? Dipende dalla probabilità che la persona venga a contatto con lo stereotipo, ossia da una variabile ecologica. Se sbagliamo la valutazione potremmo fare molti danni…
Arrivederci ;)
Sabrina, possiamo discutere con la nostra “ratio” culturale e quella dei filosofi in eterno.
Sono pienamente d’accordo sul terzo punto di vista che è in fondo un figlio delle altre due visioni… ma poi ci sono tanti figli diversi quando due si incontrano.
Forse solo i poeti si avvicinano al mistero umano.
Allego questa profonda poesia di Alda Merini :-)
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri.
E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri.
Abbiamo timore di essere fraintesi,
di apparire fragili,
di finire alla mercè di chi ci sta di fronte.
Non ci esponiamo mai.
Perché ci manca la forza di essere uomini,
quella che ci fa accettare i nostri limiti,
che ce li fa comprendere,
dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto.
Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà.
Mi piacciono i barboni.
Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle,
sentire gli odori delle cose,
catturarne l’anima.
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo.
Perché lì c’è verità,
lì c’è dolcezza,
lì c’è sensibilità,
lì c’è ancora amore
grazie sabine per avermi consigliato di leggere questo articolo in merito alle mie nipoti,in realtà mi ha riportato alla mente la mia infanzia con una nonna forte e coraggiosa che non aveva paura di polizziotti,dottori,della campagna in una notte buia,non aveva paura neppure del suo analfabetismo,questa sua forza mi ha donato e……..mi è servita in seguito nella mia vita………forse era un po’ che dormiva nel mio cuore grazie per avere fatto in modo di svegliarla
Cara Desdemona, mi fà piacere che siamo in tante a ricordare queste donne forti.
Spesso mi raccontano le donne di qualche zia o nonna tosta; erano dolci e rigide, sapienti e testarde… e non avevano paura di affrontare le difficoltà della vita.
Diamoci da fare per diventare simili :-))