Ogni medico, ogni paziente, ogni potenziale medico e ogni potenziale paziente dovrebbe addentrarsi ogni tanto in una meditazione individuale sul “concetto salute”, giusto per porre un valido contrappeso alle sempre più indigeste inform-azioni sulle ormai infinite malattie.
Quando sintonizzo le orecchie al mercato, al bar, nei negozietti, in fila alla posta, o durante qualche cena con amici e conoscenti, salta fuori inevitabilmente, e direi anche insistentemente, la storia di qualche malato grave o la paura di avere qualche morbo oscuro, in attesa di essere scoperto.
“Ho paura dei brutti mali, ergo sum” potrebbe essere scritto sui portoni di molte case, a rimpiazzare le antiche immagini della Madonna, delle Sante e dei Santi, oppure gli eloquenti e pagani auguri per la salute e la prosperità del raccolto.
Scherzo?
No, non scherzo proprio.
Parlare di malattie è diventato un nostro quotidiano modus parlandi, un must, una mera normalità, insieme alle lamentazioni sul mondo sta crollando, sui tempi belli che sono finiti, sulla corruzione che dilaga, e sul fatto che siamo pesci troppo piccoli prontamente macinati dal sistema.
Guardando certe trasmissioni televisive o leggendo giornali e riviste, sembrerebbe che la salute si trovi soprattutto in farmacia: vitamine singole o mixate, omega a-b-c, integratori per ogni categoria immaginabile (bimbi-scolari-sportivi-manager-donne in menopausa, e via dicendo), fermenti lattici potenziati; la lista è lunghissima.
Come se fosse da sempre stato così, si “acquista la salute”, facendo sempre più vaccini (ormai mancano solo quelli contro la demenza) e indagini diagnostiche (perfino ogni mese). Nel frattempo in molti abusano tranquillamente e con grande disinvoltura di farmaci puramente sintomatici, scordandosi che gli effetti collaterali si accumulano da qualche parte, finchè poi la botte (=il sistema connettivale, che è la nostra pattumiera interna) è piena, e allora benvenuti nel club dei reumatici, delle malattie auto-immuni, degli allergici, per nominare solo alcune delle patologie croniche che segnalano chiaramente il crollo del sistema di autoregolazione (alias medico interno).
Già… “i nodi vengono al pettine”, declama il detto popolare.
Pure al supermercato continuano a nascere come funghi miracolosi prodotti salutistici: cibi arricchiti di oligoelementi speciali, yogurt ai fermenti super extra per coccolare l’intestino, cornflakes o altri cereali addizionati di calcio & Co da Superman; e non dimentichiamo le gamme alimentari dei “senza”: senza zucchero, senza grassi, senza farina, senza uova, senza lievito, senza glutine, senza calorie, senza sale… (e qui mi fermo). Mah!
Sembra ancora una volta che il mondo sia fatto solo di buoni e di cattivi. I cattivi di turno sono i geni impazziti, l’ereditarietà malefica, i grassi, gli zuccheri, gli allergeni. Virus e batteri sono diventati terroristi malefici, che attaccano la nostra fragile e innocente salute. E le malattie infettive (in passato denominate “infantili”) a sentir certe voci si sono trasformate in potenziali sterminatori dell’infante. Senza differenziare alcunché, considerando ad esempio che un bambino che soffre di fame, denutrizione, stress cronico, ovviamente rischia quando si ammala di morbillo o altre malattie importanti. Naturalmente in questo caso la prevenzione giusta non è certo il vaccino, bensì il cibo sufficiente e di valore nutritivo, le reti fognarie funzionanti, la vita sociale degna di un essere umano.
La mia generazione ha avuto praticamente tutte le patologie infettive, e proprio grazie a quelle si è rinforzata, superandole con le nostre forze, insite in noi, e grazie a cure molto semplici: pazienza, conoscenza e un’intensa collaborazione fra madri e vicine di casa.
Rileggete il mio post sui batteri: è lungo, ma spiega bene l’altra faccia dei germi, quella salutare e regolatrice. Giusto per non cascare nella sempre più aggressiva realtà mediatica, che ci rammenta sempre e solo il perenne pericolo dei micro-mostri.
Summa summarum siamo sempre in guerra: si combatte contro i germi, contro geni impazziti, contro le infiammazioni e le febbri, contro il peso, contro le allergie, contro gli auto-anticorpi, contro potenziali sovra-infezioni, contro il colesterolo, contro… e ancora contro!
Cosa diranno mai della nostra epoca fra 3.000 o 4.000 anni!?
Forse ci ricorderanno come quelli dell’epoca di coloro che avrebbero potuto creare un paradiso terrestre, ma che per un qualche problema di comunicazione (comunis = in sintonia) hanno perso la bussola, e così alla fine, nella generale confusione, combattevano tutti contro tutti.
Premesso tutto ciò, vorrei darvi ora qualche elemento utile per ragionare al meglio.
Il “genitore” del nostro modus pensandi è indubbiamente il pensiero dualistico, purtroppo talmente incallito che abbiamo dimenticato le sue profonde radici: la polarità.
Ragionare attraverso una visione di polarità (due poli interagiscono fra di loro, fertilizzandosi a vicenda) è molto meglio, piuttosto che attraverso un approccio di opposizioni, dove si è costretti a scegliere senza mediazione alcuna, senza vie di mezzo, senza sfumature.
Indubbiamente esistono situazioni in cui la scelta rimane obbligata, ma tantissime altre situazioni apparentemente opposte, possono trasformarsi in polarità: è solo una questione di abitudini culturali e quindi mentali.
Prendiamo in esame qualche situazione concreta.
- Il polo positivo e quello negativo creano l’elettricità e il magnetismo… e qui direi siamo tutti in accordo;
- le nostre due mani sono “opposte”, ma insieme sanno abbracciare i nostri cari, lavorare, creare… quindi sono poli “complementari”;
- il bambino e l’anziano possono celebrare insieme il presente (così assente nelle nostre teste da adulti, sempre di corsa);
- l’inverno lavora sotto terra nelle radici e l’estate si esprime sopra di essa; quindi collaborano per un fine ultimo: crescita-morte-rigenerazione (chiamata anche metamorfosi);
- un amico creativo e uno invece analitico inventano e realizzano al meglio un’idea/un progetto;
- il medico curioso si interessa e studia le malattie e la vita umana anche attraverso i mille racconti dei suoi pazienti e applica poi la sua arte ad personam, come fa del resto ogni brava sarta che crea vestiti su misura;
- pure il paziente curioso (sperando che lo sia) chiede al “fratello maggiore” (il dottore) di essere illuminato sulle origini dei suoi disturbi e come affrontarli al meglio anche con le proprie forze.
Vedete quindi quanti campi (=terzo elemento o “figlio”) si generano dai poli complementari, inter-attivi; spero di cuore che anche i medici difendano le terapie ad personam.
I protocolli terapeutici potranno certamente essere indicazioni e guide di massima, ma non dovrebbero andare mai oltre un certo limite. La modulazione individuale è sacra ed è un inviolabile diritto umano.
Invece, purtroppo, assistiamo a una sempre più cieca applicazione dei decantati “protocolli terapeutici”, concentrando l’attenzione unicamente ed esclusivamente sulla patologia, senza alcuna contestualizzazione (età-stili di vita-lavoro-qualità di pensiero-carattere-alimentazione-cultura, contesto sociale, e via dicendo).
Senza dubbio dobbiamo fare ricerca, ma sarebbe opportuno farla anche sui singoli casi, sulle eccezioni, sui miracoli; sui casi rari, perfino rarissimi.
Eppure, ad esempio nello sport, le eccezioni, ovvero gli atleti migliori, vengono festeggiati da tutti. Invece, se un paziente guarisce ad esempio da solo (auto-gestendosi) da una patologia definita “inguaribile”, nessuno lo rammenta o si incuriosisce sul suo caso, nessuno lo porta a un congresso, non ci sono studiosi curiosi e aperti che se ne occupano per scoprire il segreto della sua guarigione. A volte magari capita, sì, ma rispetto ai casi realmente esistenti, succede davvero raramente.
Se alla maratona olimpionica corre un uomo o una donna sconosciuto/a, mai visto/a prima, e vince (senza l’apparato di management e allenatori alle spalle), magari a piedi nudi, e magari perché si è auto-esercitato nella steppa, viene ammirato dal mondo intero.
Quindi, mi chiedo, non sarebbe bello se si istituisse una Facoltà inter-disciplinare dove si studiano i cosidetti “miracolati”? Magari per scoprire il comune denominatore, o altro, ma soprattutto per documentare vie particolari di guarigione: esempi utili per l’intera comunità umana.
Avete forse notato che ora si propone spesso di *convivere* con la propria malattia. Quasi nessuno invece vi propone o cerca insieme a voi la via della guarigione: la meravigliosa restitutio ad integrum. Non analizzerò il perché di questa strategia di normalizzazione delle patologie croniche: proseguo piuttosto con altre riflessioni utili per la nostra salute.
È necessario comunque studiare un pochino, in fondo basta leggere qualche libro scritto da certi ricercatori, quelli che io amo definire “i toccati dal cielo”, amanti della vita e dei suoi mille segreti: quelli che si fanno molte domande e formulano qualche soluzione pratica e poco o per nulla costosa.
La vita è un universo interconnesso (un enorme sistema) e sarà sempre pieno di domande da porre; c’è veramente ancora moltissimo da scoprire, e non solo dagli esperti, bensì da ognuno di noi.
“Lo scienziato non è una persona che dà le risposte giuste, è una persona che pone le domande giuste.”
Claude Levi-Strauss
Leggete e studiate assolutamente Rupert Sheldrake e le sue scoperte dei campi morfici: già solo con questo studio la vostra vita assaporerà un nuovo gusto, svilupperete la fierezza di appartenere a un incredibile insieme, chiamato Vita, e capirete che ognuno di noi può fare/creare davvero la sua piccola grande opera, per sè e per gli altri. Diversi dei suoi tanti libri sono tradotti in italiano.
E come la mettiamo quindi con la salute, e con le migliaia di malattie? Com’è che abbiamo *una sola* salute, e *migliaia* di nomi di malattie?! Questo è un punto chiave importantissimo.
Anche qui possiamo dire che Salute e Malattia non sono concetti separati e differenti, ma sono anzi due poli (polarità) in perenne comunicazione, convivenza e interlocuzione fra loro; del resto il nostro corpo è un continuum di cellule che nascono e muoiono, con un perenne bilancio dinamico.
“Nessuno è perfetto”, dice il proverbio popolare; quanto è vera e quanto è bella questa frase. Salute e Malattia convivono come i due piatti di una bilancia, e ogni giorno aggiungiamo un pezzettino su un lato piuttosto che sull’altro. La salute non è un’insieme di dati statici, innati, o di fortuna: è una conferma quotidiana della vita.
È come l’amore, che va nutrito ogni giorno.
Riassumendo si potrebbe dire che a volte prevalgono i principi di salute: ordine-ritmo-capacità di adattamento-coerenza-autoregolazione-autorigenerazione-produzione di energia; altre volte prevalgono i principi patologici: disregulazione-alterazione dei ritmi-incapacità di adattamento-irrigidimento-sfaldamento-crescita selvaggia-disordine locale o generalizzato-consumo eccessivo di energia.
Quando avete invece un determinato sintomo, potete con un po’ di buon senso comprendere se è di auto-regolazione, o invece dis-regolativo.
Se mangiate troppo di sera e prendete pure freddo alla pancia, non avete certo preso un “virus”, bensì il corpo si sta autoregolando da solo con una pulizia, pur rustica, ma efficiente (diarrea). quindi la terapia sarà semplicemente di sostegno: bere acqua calda, semi-digiuno, stare al calduccio con la coperta di lana e magari qualche rimedio naturale. Spesso basta anche il semplice riposo: mi piace denominarlo il “Dr. Tempo”, uno di quei dottori che lavora gratis.
Se invece un bambino di circa 20 mesi, dopo un difficile allattamento artificiale, uno svezzamento con liofilizzati, 18 dosi di vaccini, 8-10 antibiotici e/o cortisone, antipiretici ad ogni micro-sintomo del sistema immunitario e lo stare 15 mesi su 20 in casa (perché sempre raffreddato), cibo spazzatura davanti ai cartoni animati, ha dei problemi cronici di salute, credo sia vergognoso parlare di immunodeficienza, allergie o intolleranze ereditate! Per me sono intolleranze *acquisite*.
Questo si evince per esempio dal fatto che i bambini che mangiano veramente bene, che vivono molto e liberamente all’aperto, che non sono vaccinati e che non prendono farmaci soppressivi, ma solo rimedi che sostengono i normali processi di auto-immunizzazione, sono estremamente più robusti rispetto ai loro coetanei “protetti” in anticipo. Per esempio, la decisione di dare un antibiotico in un quadro virale per evitare le complicanze batteriche, è come aprire l’ombrello prima che piova.
Il nostro sistema immunitario si auto-allena in base agli stimoli esterni, in modo naturale durante i primi 7 anni; poi tende a ripetere quanto ha appreso, e questo in molti casi vuol dire *ipo* o *iper* reattività immunitaria, e credetemi, non è facilissimo fare un “reset” quando le fondamenta dell’immunità sono ormai gettate. Alla nascita abbiamo un sistema immunitario molto simile (tutti noi umani), una sorta di hardware: il software invece è specifico, acquisito, quindi cambia a seconda dell’habitat e viene appunto generato attivamente nel primo settennio.
Per questo motivo per esempio un cinquantenne con il mal di gola va probabilmente a lavorare, mentre un ventenne rimane a casa (terrore dello streptococco). Questo esempio è esemplificativo, ma credo sia eloquente. Anche l’albero dipende dalla forza delle sue radici: se avete tempo, ri-leggetevi anche il post sul sistema immunitario.
Alla fine del mio excursus sulla salute, vorrei presentarvi un ricercatore molto ma molto interessante: Aaron Antonovsky, sociologo della medicina, americano, di origine israeliana.
Sono sue le bellissime ricerche sulla “genesi della salute” ed è lui che ha coniato il termine “Salutogenesi”.
Antonovsky ebbe una sana e felice intuizione: spostò il focus dalla malattia alla salute. Studiò persone che avevano vissuto situazioni di stress pressoché identiche (in campi di concentramento, ad esempio) e notò che alcuni ne uscirono meno provati fisicamente, e soprattutto psichicamente indenni. La domanda chiave, e all’epoca innovativa, che lui si pose, fu: “Che cosa mantiene una buona salute, nonostante eventi duri, traumatici, avversi, difficili e critici della vita?”
Riassumendo possiamo dire che per Antonovsky salute e malattia sono due poli in perenne comunicazione (come vi dicevo sopra). La lancetta della bilancia si sposta a favore dell’uno o dell’altro in base alla capacità di essere coerenti con la situazione vissuta. Per Antonovsky la salute non è un modus statico, bensì il risultato di un’interazione continua tra fattori d’aggravio e fattori di protezione; in altre parole la salute deve essere ricreata e mantenuta attraverso le sfide e il superamento quotidiano delle difficoltà.
Antonovsky sviluppò il concetto delle “risorse generali di resistenza”, che includono risorse fisiche, personali, psichiche, interpersonali, socioculturali e materiali; una somma di competenze di superamento e capacità costruttive dinanzi alle problematiche che insorgono nella vita.
Forse sotto sotto lo abbiamo sempre saputo, vero? Quasi tutti conosciamo una o due persone che la scampano sempre, e Antonovsky ha dato loro dignità scientifica, grazie alla ancora purtroppo poco conosciuta Salutogenesi. Se volete saperne di più, guardate per esempio qui oppure qui; oppure ne parla anche questo curiosissimo blog, per chi ama le allegre fusioni fra oriente e occidente: antroposofia-macrobiotica-i ching… con una simpatica dose di humor (sito non adatto agli integralisti).
Uhhh, ho finito. Erano due mesi che non scrivevo, avevo bisogno di una pausa, nel senso che… ho fatto altre mille cose :-) Alla prossima!
p.s.: poche settimane fa ho avuto occasione di seguire la bella conferenza di Zygmund Bauman a Carpi (Modena) durante il Festival della Filosofia. Ha parlato dell’amore ai tempi di facebook. Baumann è da leggere, provate a trovare un po’ di tempo sul divano, magari staccando la televisione o internet ;-) Vi lascio due dei suoi spunti.
“L’attenzione verso il corpo si è trasformata in una preoccupazione assoluta e nel più ambìto passatempo della nostra epoca.”
Zygmund Baumann, La società dell’incertezza
“Tutti i punti di riferimento che davano solidità al mondo e favorivano la logica nella selezione delle strategie di vita (i posti di lavoro, le capacità, i legami personali, i modelli di convenienza e decoro, i concetti di salute e malattia, i valori che si pensava andassero coltivati e i modi collaudati per farlo), tutti questi e molti altri punti di riferimento un tempo stabili sembrano in piena trasformazione. Si ha la sensazione che vengano giocati molti giochi contemporaneamente, e che durante il gioco cambino le regole di ciascuno. Questa nostra epoca eccelle nello smantellare le strutture e nel liquefare i modelli, ogni tipo di struttura e ogni tipo di modello, con casualità e senza preavviso.”
Zygmund Baumann, L’istruzione nell’età postmoderna
Sabine sei fantastica per come presenti, le cose che anche io professo, sia nella forma che nella sostanza. Amiamo anche le stesse citazioni. Eh eh eh. Quando vai al prossimo festival della filosofia avvisami che ci vengo anche io è facciamo i “guastatori” insieme… Ah ah ah
…naturalmente quella e deve essere senza accento… ma questo mio è un iPad…
Leggo piena di ammirazione le tue parole, Sabine. Ammirata per la tua conoscenza, e le tue riflessioni. Complimenti!
Ciao Sabine,
bellissimo post e di grande interesse.
Conosco bene Antonovsky perchè è entrato di diritto – fortunatamente – negli studi di Psicologia. Per cui anche in ambito psicologico si presta molta attenzione alle risorse delle persone e si lavora per rinforzarle, piuttosto che hai suoi punti di debolezza.
Immagino tu conosca Daniel Siegel: il mese scorso era a Milano e ho partecipato al suo workshop.
Il suo lavoro, che io trovo eccezionale, va proprio nella direzione di *integrare* le diverse discipline, non mescolandole, ma salvaguardando i confini di ciascuna. In questo modo ha fondato, una ventina di anni fa, la Neurobiologia Interpersonale, attraverso la quale si occupa dei singoli individui, compreso se stesso: dà una visione che mi piace molto del singolo, in cui supera la dualità *sterile* della separazione tra mente e corpo, proponendo una visione unitaria e integrata delle funzioni della mente e del cervello, che usano il corpo per creare se stessi!
Che bello sapere che in più persone si sta andando nella stessa direzione!
Alla prossima,
Sara I° lab
Salve Andrea, grazie del sentito commento.
Quando ci si innamora del pensiero trasversale il mondo diventa come un “cassettone di un vecchio comò” pieno di ogni di tutti tempi…. e saltano fuori assemblaggi inaspettati, buffi… simpatici, innovativi :-)
ero tentato a correggerla… poi mi è venuta in mente il “Waba-Sabi”… e ho fatto una breve ricerca. Ho trovato questo stupendo blog e un articolo doc sul tema della “meravigliosa imperfezione”… grazie al stupido iPad :-)
Arianna, grazie di queste belle parole.
Mi piace quando i semi trovano un terreno fertile. Cosi dovrebbe funzionare la comunicazione :-))
Sara, veramente…è bello e rassicurante sapere che sempre più persone superano il dualismo. Non conoscevo Siegel, ma ora (grazie al tuo commento) l’ho conosciuto!
Vedi; funziona esattamente cosi… una lettorice curiosa commenta e mi insegna una cosa nuova. Geniale!
Perché 1+1 è più di due :-))… a scuola ci hanno insegnato la matematica sbagliata… e devo dire che sono ancora abbastanza arrabbiata di aver conosciuto Fibonacci e la vera matematica; quella della natura (http://www.youtube.com/watch?v=E9cX_14rf4g) solo verso i 40 anni… ma meglio tardi che mai, vero!
Possiamo definire la nostra società fondamentalmente narcisistica e paranoica?
Questa separazione degli opposti, questa necessità vitale di avere qualche nemico da combattere per trovare la propria identità, è veramente terribile e fonte di malattia.
La paura del tumore è paura della morte, che per me significa fondamentalmente paura della vita.
Una vita che escluda l’evento-morte è una vita che genera paura. Chi ha un buon rapporto con la vita ha un buon rapporto anche con la malattia e la morte.
La paranoia costringe a vivere in preda a una continua ansia persecutoria (germi, batteri, malattie, morte, ecc.) e i venditori ci sguazzano, utilizzando le nostre paure per arricchirsi.
La luce deve convivere necessariamente con l’ombra perché sia possibile vederci: se tutto è buio non si vede nulla, ma anche se si porta la luminosità al massimo possibile, c’è una soglia oltre la quale c’è così tanta luce che si è obbligati a chiudere gli occhi: solo se c’è un po’ di luce e un po’ di ombra si può vedere: solo se c’è la salute e la malattia, se la vita e la morte possono stare insieme, si può fare in modo che la morte ci trovi davvero vivi.
Grazie per questo commento Giorgio… concordo su ogni sillabe.
Per fortuna c’ è chi si è messo in moto per spaccare il ghiaccio che imprigiona le nostre anime:
D.02 per esempio; un poeta (o poetessa) del MeP; movimento emancipazione poesia (http://www.movimentoemancipazionepoesia.tk/) scrive:
“Voglio morire rivolto/verso il sole/Cieco di vita”
Ho conosciuto pochi anni fa un ragazzo di questo movimento di giovani poeti a Firenze. Un giovane bello, sensibile, pieno di amore e domande per la vita… mi ha lasciato una grande speranza per un futuro migliore.
Le piante spaccano l’asfalto senza alcun rumore… forse le poesie agiscono cosi.
E’ grazie ad un caro amico che ho appreso della sua esistenza Sabine e ogni giorno sono grata a lui per avermi dato modo di conoscerla un pò attraverso questo meraviglioso angolo dello spazio che lei coltiva con grande amore e sincerità e a lei Sabine per i consigli, il suo punto di vista che genera curiosità e voglia di scoprire, affinare, alimentarmi di cose nuove e sane. Sono biologa e amo la vita in ogni sua espressione!!
Grazie di cuore.
Spero di conoscerla un giorno, anzi sento che accadrà.
:-)
Cara Francesca, grazie per questo bellissimo commento e le sue riflessioni. C’è cambiamento nell’aria. Ho diversi giovani scienziati come pazienti… mi portano i loro figli… hanno voglia di una medicina più “tonda” che considera corpo-mente e anima. La divisione deve servire solo come mezzo didattico iniziale… poi va tutto ricomposto e considerato come un grande insieme.
Leggevo alcuni giorni fa (non ricordo dove e detto da chi): Siamo vivi… ma siamo soprattutto Vita.
E per chiudere cito un’ altra frase che mi piace molto; è di Pierre Teilhard de Chardin (http://www.teilhard.it/)
“Noi non siamo essere umani che vivono un’esperienza spirituale,
ma esseri spirituali che vivono un’ esperienza umana”
Questo post mi era sfuggito cara Sabine! lo leggo ora con grande interesse e attenzione, spunti e consigli impareggiabili come sempre.
Mentre ti leggo o ti ascolto mi domando se anche dopo aver subito un intervento così invasivo (ricordi)? posso ancora sperare che il mio corpo si adatti e/o si autoregoli o se invece la fragilità che ora vivo e sento come compagna quotidiana rimarrà sempre tale a causa di uno squilibrio non più recuperabile.
In quanto a Baumann…sfondi una porta aperta! ho letto pressoché tutto quello che ha scritto e a volte lo rileggo, ed essendo lui ormai così vecchio temo il momento in cui lo perderemo! per quanto mi riguarda sarà come perdere un padre.
Grazie! :-)
Riflessioni bellissime e interessantissime, grazie.
Cara Alba, che dirti… sei tu forse che insiti a chimarti “debole”.
Dipende sempre dal punto di vista. Abbiamo tanti “binari mentali” che ci *costringono* a ripetere le medesime frasi. Rispetto Superman siamo indicativamente deboli tutti… rispetto tante persone malate e/o affamate siamo sicuramente delle rocce. Dipende da te. Usa un lessico costruttivo… e vedrai che il fisico ti risponde. (leggi Ruper Sheldrake… insisto su questo Autore vero!?)
benvenuto in questo spazio Tiziano. Quest’anno rispondo con i tempi da lumaca; ma non voglio chiudere l’ anno con le risposte sospese…
Grazie e Auguri per il suo lavoro… ho visto il suo blog; “avvocato dal volto umano” mi piace moltissimo :-)
upps…”avvocati”! al plurale ovviamente… meglio ancora :-)
Grazie dott.ssa, la risposta mi era sfuggita e così ho finito per fare la lumaca anche io. Sì, dobbiamo sempre restare umani, anche nelle condizioni più difficile, come quelle di chi fa l’avvocato ;-) Grazie di nuovo e buon lavoro.
Oggi mi sono tuffata in alcuni scritti di *franco arminio*, poeta scomodo ed arrabbiato, paesologo… fate un “giro lungo” sul suo blog… sarete fieri di essere Italiani;
http://comunitaprovvisorie.wordpress.com/2014/07/29/10-poesie-per-chi-viene-ad-aliano/#comment-4054
Leggete e magari scrivete pure voi delle poesie di protesta e di proposte.
Anche questo fa piuttosto bene alla salute ;-)
[…] piccoli ad aver paura di tutto, ne parlava saggiamente qualche tempo fa la nostra bella Sabine in un articolo illuminante sul suo blog, nel quale cercava di spiegare come occuparsi attivamente della propria salute, […]